Sport

Cesare Maldini, il capitano della riscossa che regalò al libero la sua eleganza

Era implacabile come Clint Eastwood e elegante come Cary Grant, costruì nel dopoguerra una difesa che ha fatto storia partendo come terzino e finendo libero. Capitano del Milan campione a Wembley ha regalato al suo Milan un erede di nome Paolo

Cesare Maldini, capitano del Milan anni Sessanta
Cesare Maldini, capitano del Milan anni Sessanta

Figlio unico di un capitano di Marina, lui che di marmocchi ne ha messi al mondo sei, triestino come Nereo Rocco e Fabio Cudicini, rione Savoia, non voleva fare il calciatore ma il meccanico dentista. Fortuna che papà Albino gli fece cambiare idea. Cesare l’imperatore è la linea di confine tra il difensore primitivo, tutto clava e rinvii dove capita capita è l’eleganza del libero moderno, torero più che toro, fioretto più che scimitarra. Era implacabile come Clint Eastwood ed elegante come Cary Grant, un danzatore dell’area che solo qualche volta inciampava. Quando arriva al Milan cambia tutto: è il Milan del Gre-No-Li, cioè di Gren, Nordahl e Liedholm, il trio svedese delle meraviglie, di Lorenzo Buffon, di Carletto Annovazzi “el negher” di Porta Romana, lo scudetto che torna dopo una vita, la Milano che si infiamma per il derby con l’Inter. Gran colpitore di testa, acrobata, fine palleggiatore. É il capitano del Milan Wembley, quello che vince la prima coppa dei Campioni, il mister, molti anni anni dopo, che infligge un 6-0 sull’Inter che ancora rimbomba, è il papà di Paolo, eredità di una leggenda e leggenda lui stesso. È stato vice di Enzo Bearzot al Mundial di Spagna vinto dall’Italia nel 1982, forse il miglior allenatore dell’under azzurra, vincente e amato come nessuno.

Cosa volete di più? Diceva; “Noi Maldini siamo così; o facciamo qualcosa di eccezionale o non ci muoviamo nemmeno”.

Commenti