Che bello vincere Roland Garros con una mano

Lo svizzero Stan Wawrinka ha vinto il Roland Garros per se stesso e per molti altri

Che bello vincere Roland Garros con una mano

È successo quando non sembrava più possibile. Lo svizzero Stan Wawrinka ha vinto il Roland Garros per se stesso e per molti altri. Per chi crede nel rovescio a una mano non solo come colpo tennistico, ma come canone estetico. Quasi un miraggio. Perché con Roger Federer che non ha più la forza e gli anni per vincere un torneo del Grande Slam sulla terra rossa pareva che la generazione del rovescio a due mani non potesse mai più perdere a Parigi. Negli ultimi 13 anni è successo solo due volte, nel 2004 con la vittoria di Gaston Gaudio e nel 2009 con quella di Federer.

Wawrinka ha ridato speranza a chi crede che il tennis sia eleganza oltre che potenza. Non è nostalgia, è senso della bellezza. Perché quel gesto è armonia, spesso talento. Il che non significa che chi gioca con due mani non ne abbia. Ma è diverso il sapore dell'estetica più che dell'efficacia. Il rovescio a una mano da molti anni è considerato un gesto troppo leggero in uno sport diventato pesante. Un abito su misura in un mondo confezionato. La sua prima lenta, poi rapida, estinzione è cominciata con Bjorn Borg. I maestri di tutto il pianeta lo sconsigliano, anzi lo osteggiano. Per questo tra i primi 20 giocatori al mondo lo usano sì e no in 5.

Per qualcuno è ipotizzabile che tra 15 anni nessun tennista tra i primi cento lo userà. Wawrinka ha detto che quel colpo non appartiene solo al passato. È il corredo che si tramanda di generazione in generazione. Prezioso da custodire. Va coltivato, amato, alimentato. Come qualcosa di raro.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica