La storia del Milan luccica puntualmente. La storia del Milan berlusconiano che sta per concludere la sua splendida era trentennale poi è un libro aperto che viene squadernato di tanto in tanto a miracolo monstrar. Recentissimo esempio la classifica pubblicata dal mensile inglese FourFourTwo redatta sulle 50 squadre più forti di tutti i tempi e che recita così: primo l'Ajax di Cruyff e Rinus Michels, secondo il Brasile di Pelè del Mondiale '70 e terzo il Milan di Sacchi e degli olandesi, ultima il Leicester di Ranieri, perciò secondo club dell'era moderna, podio che vale più di cento dibattiti.
Con questo carico di storia e di responsabilità sulle spalle Marco Fassone, l'ad in pectore scelto dai cinesi, è pronto a partire nelle prossime ore per la Cina a caccia di sponsor nell'intento di ottenere gli investimenti da utilizzare sul mercato di gennaio. Sarà il primo, delicatissimo esame, della nuova gestione insieme con l'esito di alcuni rinnovi contrattuali, di Donnarumma quello fondamentale. Di questa storia può andar fiero anche Adriano Galliani, ad dal primo giorno di questo Milan carico di allori fino al closing di fine novembre, interpellato dai nuovi azionisti per conservare qualche incarico ma indisponibile a restare se non con le attuali mansioni che ha retto per 30 anni sulla scia di Silvio Berlusconi. Senza il ruolo di ad è pronto a uscire di scena, dopo aver sciolto il contratto con Fininvest, a respingere offerte di altri club e a restare nel calcio, il no alla presidenza della Lega calcio non è più un dogma.
La cronaca del Milan attuale non può più attendere. Perché, dopo la notte di gloria vissuta con la Juve e la serata no di Marassi, ecco arrivare l'occasione, il Pescara di Oddo («gioca un calcio pulito» il giudizio di Montella), per rimettersi in strada e riprendere la marcia. «A me è piaciuto lo spirito della squadra quando è rimasta in dieci» il distinguo di Montella che sorvola sugli episodi arbitrali ostili, figli del battage mediatico dopo la Juve, ritagliando lo stile della casa con la seguente frase: «Mai ci siamo lamentati anche se non credo che alla fine non ci sarà compensazione». La cronaca gli mette a disposizione una striscia di 5 sfide con dentro solo il derby oltre a Pescara, Palermo, Empoli e Crotone utili per irrobustire la classifica e la posizione ai confini della Champions oppure regredire verso i difetti del passato (con Mihajlovic il flop avvenne proprio con Carpi e Verona). Perciò le scelte di oggi a San Siro sono importanti e devono tener conto di molti fattori. «Ci sarà qualche sorpresa» l'annuncio del tecnico.
Indovinare non è semplicissimo: per esempio si può scommettere sul ritorno, a furor di popolo e di critica, di Abate e Suso nei loro rispettivi ruoli, con un cambio a centrocampo (dentro Sosa, ma l'influenza di Niang non fa rifiatare Kucka con Bonaventura che fa un passo avanti nel tridente) e un pensierino a uno dei nuovi arrivati, Pasalic per il quale Montella addirittura si sbilancia, «se potessi lo comprerei, merita di giocare». Il croato è fatto apposta per far rifiatare Bonaventura in corso d'opera.
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