Ha una vistosa collezione di tatuaggi, riccioli di barba trascurata, molte buone intenzioni da esibire e qualche scampolo di bel calcio già offerto. Perciò in questa settimana in cui c'è il rintocco del derby, quelli del Milan hanno cominciato a pensare che possa diventare lui, Luiz Adriano de Sousa da Silva, semplicemente Luiz Adriano, di Porto Alegre, 28 anni festeggiati ad aprile, l'uomo della provvidenza rossonera, capace di esorcizzare anche la tradizione nefasta del derby fuori casa.
Scusi Adriano, come mai ha rifiutato i petrodollari di Dubai per sbarcare al Milan?
«Perché fin dall'inizio della mia carriera ho sempre fatto di testa mia. E quando mi proposero di andare in Ucraina non ascoltai chi mi consigliava di dire no e partii per Donetsk. È stata una scelta azzeccata. Ho vissuto 8 anni molto belli anche se l'Ucraina non viene considerato il posto ideale dove vivere. Io non uscivo quasi mai, sempre in casa, con i miei. E mi difendevo dal freddo raddoppiando gli indumenti: due maglioni, due pantaloni, due paia di calze. Allenarsi a meno 10 o meno 15 non era proprio l'ideale».
D'accordo ma chi l'ha spinta a dire sì al Milan?
«Lucescu prima e Pato poi mi hanno spiegato bene la storia del club e il fascino del calcio italiano. Qui posso fare il salto di qualità. Il mio allenatore in Ucraina poi è stato un mago nel pronosticare che sarei partito col piede giusto».
Con Bacca la coppia ha già funzionato contro l'Empoli: merito di chi?
«Parliamo tanto tra di noi, prima e dopo gli allenamenti, prima e dopo le partite. E vedrete che col tempo migliorerà ancora. Ce la metteremo tutta per diventare una delle migliori coppie del campionato».
Mihajlovic sostiene che in questo gruppo, nei momenti di difficoltà, vengono fuori paure antiche: che succede in campo?
«Più che paura, io penso che si tratti di ansia. Ma sono anche convinto che quando ci conosceremo meglio, sarà diverso, molto diverso».
Come considera l'arrivo di Balotelli: una risorsa o un problema?
«Mario è un grande, è arrivato per darci una mano, il Milan ha bisogno anche di lui. E se penso a come ha reso a Mantova dietro le punte, insieme, io, lui e Bacca, possiamo giocare».
Ha qualche timore per la storiella della maledizione della maglia numero 9 nel Milan?
«Nessuna, non sono superstizioso».
Ci spiega come mai la seleçao brasiliana continua a ignorare un centravanti come Luiz Adriano?
«Non lo so, bisognerebbe chiedere al ct del Brasile. Io so soltanto che durante l'ultima convocazione ha chiamato soltanto mezze ali e mezze punte. Ma se continuo così prima o poi qualcosa di positivo accadrà».
Tutti quei tatuaggi vogliono dire qualcosa?
«Molti sono legati alla mia fede religiosa, gli altri sono testimonianza affettiva per la mia famiglia, mia moglie e mia figlia, sono distribuiti per tutto il corpo, braccia, gambe, schiena».
Come funziona con Mihajlovic (ieri a pranzo con Galliani)?
«Il prof (in Brasile chiamano così l'allenatore, ndr) è molto attento, molto severo e di diverso rispetto alla mia precedente esperienza c'è solo lo studio della parte tattica. Qui in Italia ho scoperto che anche le piccole squadre sono organizzate, non si difendono e basta».
Gli esperti credono poco in questo Milan: secondo Luiz Adriano dove può arrivare?
«Il mio obiettivo è fare molti gol, portare la squadra in Champions e magari arrivare anche primi. I miei riferimenti sono tre grandi brasiliani passati da Milanello: Cafu, Ronaldo ed Emerson».
E nel derby come finirà?
«È una sfida molto difficile, s'incrociano due grandi squadre».
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