Livorno - Scusi Allegri ma perché ha detto no al Real Madrid?
«In verità prima del Real avevo declinato l'offerta di un altro club (il Chelsea, ndr): ero alle prese con i problemi di salute di mia madre».
E al Real Madrid?
«In un colloquio telefonico con il presidente Florentino Perez ho spiegato che mi ero già impegnato con il presidente Andrea Agnelli e non potevo fare marcia indietro. Io sono fatto così: se spendo la parola, mantengo l'impegno. Non solo. Se un giorno dovessi lasciare la Juve, non lo farei certo a giugno. Quest'anno ho tardato a confermare la mia presenza solo perché lo scudetto è arrivato all'ultimo sprint».
Grazie al cedimento psicologico del Napoli...
«L'avevo detto ai miei il martedì successivo alla sconfitta interna di Torino. Contro Sarri avevo sbagliato formazione, mi ero comportato da ragioniere ma il martedì successivo a Vinovo ho spiegato: vinciamo a San Siro e non se ne parla più».
Che stimoli può avere dopo aver collezionato 4 scudetti di fila?
«Ne posso elencare più di uno. Primo: quest'anno avremo quasi 3 mesi di vacanza, a fine agosto sarà tutto dimenticato. Secondo: vincere l'ottavo campionato di fila e il mio quinto personale saranno altre sfide».
Scusi Allegri e la Champions?
«Io e Agnelli non abbiamo l'ossessione della coppa. Da quando sono arrivato io la presenza in Champions della Juve è diventata stabile: abbiamo avuto risultati eccellenti e rilucidato il blasone del club. Vincerla è un terno a lotto. Sapete perché?»
No, perché?
«Perché negli ultimi anni l'hanno vinta il Real o il Barcellona grazie a Cristiano Ronaldo e a Messi che sono i due fuoriclasse che si spartiscono il Pallone d'oro. Nelle pieghe di questa dittatura si sono infilati una volta l'Inter, una volta il Bayern e una volta il Chelsea. Questa volta Messi ha segnato solo 5 gol e il Barcellona è andato fuori. Nell'anno di Berlino Tevez ne fece 7 e Morata 5. Certo, se poi in finale trovi il portiere avversario che si fa gol da solo, allora è fatta! A Cardiff siamo arrivati avendo subito solo 3 gol in difesa: quella fu l'impresa pazzesca».
Non corre il rischio di stufare lo spogliatoio?
«Non credo proprio per due motivi: ho uno staff molto bravo, io lavoro poco, e poi perché negli ultimi tre anni li abbiamo cambiati quasi tutti, sono rimasti solo Chiellini e Barzagli».
Dopo la Juve cosa ci sarà?
«Difficilmente sceglierò un altro club italiano. Io voglio vincere e dopo la Juve ci può essere solo l'estero».
Chi sarà l'anti-Juve prossima?
«Il Napoli di Ancelotti, la Roma e l'Inter di Luciano Spalletti, l'attore. Io lo chiamo così e so che non se la prende».
E il Milan?
«È ancora lontano. E poi dipenderà dal mercato che potrà fare».
Veniamo al mercato della Juve: Higuain resta?
«Bisogna aspettare il mondiale. Se dovesse scegliere di partire, Mandzukic farà il centravanti».
Dybala parte?
«Deve fare un paio di grandi stagioni a Torino se vuole ambire ad altri traguardi. Ma poi meglio della Juve chi c'è? Barcellona o Real Madrid. Lui ha pagato il paragone con Messi: gli ha fatto male invece che gasarlo».
Su chi punta per il salto di qualità?
«Bentancur e poi Douglas Costa deve fare più gol per le qualità che ha. Si accontenta di servire palle da manicomio. Se penso a Bernardeschi immagino che possa adattarsi a giocare anche da mezz'ala».
Chi sarà il titolare in porta?
«Szczsny. Perin è molto bravo e vedrete giocherà le sue 10-15 partite. Ma niente paragoni con Buffon: di Buffon ne abbiamo avuto uno».
Come commenta l'episodio della squadra under 15?
«Da noi in Italia bisogna cominciare dall'educazione prima che dal palleggio».
Chiudiamo col mondiale: chi vince?
«Brasile, Germania e Francia sono le mie favorite. Se non fossero tutti matti, quelli della Croazia potrebbero rappresentare la sorpresa».
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