Guerra in Ucraina

Il Cio e il paradosso degli atleti. I russi: discriminazione etnica

Ora il nodo diventano i professionisti all'estero: cosa si chiede per non essere banditi dalle competizioni?

Il Cio e il paradosso degli atleti. I russi: discriminazione etnica

Le «raccomandazioni» del Cio alle federazioni sportive internazionali stanno facendo breccia. Anche rugby, atletica, sci, pattinaggio e ciclismo hanno messo al bando russi e bielorussi (il team Gazprom-RusVelo non correrà dunque il Trofeo Laigueglia, la prima competizione stagionale in suolo italiano), mentre la pallavolo ha deciso di togliere i Mondiali al paese di Putin. «È una discriminazione etnica, un chiaro segnale che lo sport internazionale si sta trasformando in uno strumento di giochi politici», così i rappresentanti degli atleti nel Comitato olimpico russo che ieri hanno disertato l'incontro con i dirigenti del Cio e i colleghi delle altre nazioni per discutere proprio delle richieste fatte dal massimo organismo sportivo mondiale.

Già, gli atleti diventano ora l'inevitabile capro espiatorio dell'invasione russa in Ucraina. Già tre le vittime sportive sul campo di battaglia: il biathleta nemmeno 20enne Malyshev e i calciatori Sapylo (21) e Martynenko (25). Il paradosso è che ci sono atleti russi che continuano la loro attività: vedi i tennisti Medvedev - appena diventato numero uno del mondo - e Rublev anche se per decisione della Atp non potranno gareggiare con nome e bandiera del Paese. Oppure, venendo in casa nostra, a Miranchuk dell'Atalanta che lunedì, dopo il gol all'Atalanta, non ha esultato e ha anzi allargato le braccia quasi a scusarsi di ciò che sta accadendo in Ucraina, paese del compagno di squadra Malinovskyi. E poi c'è la storia del pilota di Formula 1 Nikita Mazepin: potrebbe perdere il posto perché la Haas è finanziata dall'Uralkali, il cui patron è papà Dmitry. Con la Fia che intanto ha cancellato il Gp di Sochi con i piloti russi che potranno gareggiare solo sotto una bandiera neutrale.

Fa notizia l'attacco via social di un calciatore della nazionale ucraina, il difensore dell'Everton Mykolenko, al centravanti e capitano della Russia Dzyuba (definito «bastardo») per il suo silenzio in merito all'invasione dell'Ucraina da parte di Putin. Il punto è se il Cio debba chiedere di dissociarsi dalle azioni belliche del loro presidente. Intanto la squadra azzurra di scherma ha deciso di non affrontare i russi agli Europei Under 20. E lo stop delle squadre russe Cska Mosca, Zenit e Kazan nell'Eurolega potrebbe portare molti cestisti a svincolarsi, primo fra tutti l'italo-statunitense Daniel Hackett vicinissimo alla firma con la Virtus Bologna. Fa infine scalpore l'interruzione della partnership tra il colosso tedesco Adidas e la Federcalcio russa. Come sorprende l'addio del tecnico tedesco Gisdol alla Lokomotiv Mosca: «Non posso lavorare nel paese il cui leader fa una guerra...».

La voce fuori dal coro è quella dell'ex patron di F1 Bernie Ecclestone: «Putin? Come interlocutore, l'ho sempre trovato diretto e onesto. Ha sempre fatto quello che aveva promesso di fare.

E non penso che faccia differenza se ci sarà o meno un Gp di Russia».

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