Nella gerarchia di Roberto Mancini, quando diventò ct, Ciro Immobile non era al primo posto. Da esteta del pallone, il tipo di gioco del centravanti della Lazio non gli piaceva. Meglio scommettere su Balotelli, una scommessa persa però quasi subito dall'allenatore di Jesi. Ecco che per Immobile è iniziato l'infinito ballottaggio con l'amico Belotti, un ballottaggio risolto solo nelle ultime settimane, complice il brillante stato di forma del laziale e l'annata difficile - tra Covid e un Toro in lotta per la salvezza - per il granata.
Ciro titolare, non come nel Mondiale disgraziato di Prandelli del 2014 quando iniziava a frequentare l'azzurro dei grandi o nell'Europeo tramontato ai rigori con Conte nel 2016 vissuto più che altro in panchina. E titolare nelle prime due all'Olimpico, il suo stadio dove ha segnato 92 gol in 118 partite ed ha alzato la Scarpa d'Oro conquistata nella stagione 2019/2020 grazie alle 36 reti realizzate in campionato. Con altrettanti squilli, uno alla Turchia e uno alla Svizzera. «Sono in questo gruppo perchè so fare gol», ha ripetuto più volte Immobile. Che lo ha dimostrato nelle ultime sei sfide della Nazionale: cinque reti quando ha indossato la maglia da titolare, zero in Bulgaria quando era entrato a risultato acquisito al posto di Belotti, in quell'occasione a segno. In totale, nelle ultime 11 da titolare con il Mancio (16 in totale le presenze), otto gol e cinque assist.
La gerarchia finalmente stabilita non ha tolto il sorriso a nessuno dei due, specie a chi per ora ha il ruolo di riserva. «Là davanti non abbiamo problemi, se va in campo Immobile o Belotti poco cambia, si muovono in maniera simile», così Mancini all'inizio del raduno di Coverciano. Una sana rivalità, impreziosita dall'ultimo arrivato Raspadori, centravanti con caratteristiche però diverse di Ciro e del Gallo (otto reti a testa nell'era del ct jesino). Una sana rivalità che riguarda tutti i 26 azzurri e che è uno dei punti di forza del gruppo manciniano.
Nella prima notte magica di Roma, dopo il gol alla Turchia, c'era stato spazio per l'esultanza con il «porca puttena» suggerita dal messaggio di Lino Banfi e diventato lo slogan azzurro di Euro2020. Dedica speciale e toccante, invece, nella seconda notte della Capitale: «Il gol alla Svizzera è per Daniel e David». Ovvero i fratellini di Ardea uccisi domenica scorsa ad Ardea. «Avremo voluto partecipare anche al funerale (in programma domani, ndr) ma per questione di "bolla" non abbiamo potuto - ha detto ancora l'attaccante della Lazio -. Ci stringiamo attorno a questo lutto devastante e quello che potevamo fare in campo lo abbiamo fatto».
Sembrano lontani anni luce i periodi sofferti di Ciro al Borussia Dortmund e al Siviglia.
Il matrimonio con la Lazio, iniziato nell'estate 2016 e allungato fino al 2025, è stato il riscatto di un attaccante che si è messo al servizio della Nazionale con la solita umiltà. Ascoltando i consigli e le dritte del ct per essere il più funzionale possibile al suo modulo. Se poi è il suo Olimpico a vestirsi d'azzurro...
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