«Ho trascorso i miei trent'anni a riparare tutto quello che ho rotto nei miei vent'anni». La frase è di Eddie Murphy, attore comico ma veste benissimo sul corpo di Balotelli Mario che oggi gira la boa, non sapendo ancora per quali mari navigare e su quale imbarcazione. Dipende dal vento, dalla voglia al risveglio, dipende dall'altezza delle onde.
Trent'anni sono una roba seria, lo sa bene Immobile Ciro che li ha celebrati come un campione vero, attaccante, sa e deve fare: un mucchio di gol che gli hanno garantito la conquista prestigiosa della Scarpa d'oro. A Balotelli Mario resta la scarpa che ogni tanto gli lancia addosso qualche tifoso o qualche compagno di squadra o allenatore o dirigenti, insomma tutto quel mondo lì che fatica a comprenderlo e lui questo si sente incompreso.
Immobile gli ha mandato un messaggio, Ciro ha avuto una infanzia non di zucchero e carezze e, nel football, ha dovuto mangiare pane duro, ci ha provato anche all'estero, in Germania e in Spagna ma non per questo si è considerato vittima del sistema, martire del razzismo calcistico. Ha preso su e portato a casa, a Roma e con la Lazio ha trovato le vitamine per affermarsi non solo come capocannoniere italiano ma addirittura come migliore realizzatore europeo.
Balotelli Mario, di contro, ha vissuto un'altra delle sue avventure da non raccontare agli amici. Nemmeno nella dimora bresciana ha saputo crescere, i suoi trent'anni sono quelli di un ventenne che ha rotto tutto (Murphy) e che non trova i cocci da rimettere assieme. Non si conoscono ancora i suoi pregi, si riconoscono i suoi difetti. È un calciatore Godot, sempre alla ricerca del tempo perduto, è un ragazzo che non ha mai capito quale sia la differenza tra il pallone e il calcio.
Ha avuto le brioche dopo il pane secco, ha bevuto liquori e champagne dopo aver tracannato acqua dalle fontanelle di paese ma nulla è cambiato nel suo universo privato ed esclusivo. Avrebbe potuto essere il centravanti titolare della nostra nazionale negli ultimi dieci anni. Lo è, oggi, il suo sodale caracollante, Ciro Immobile. Fatica e gol. Non altro. Il resto è cinema. O football.
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