Signor Foscarini, le piacerebbe fare lo sgambetto alla squadra per la quale tifa fin da bambino?
«A chi non piacerebbe e poi al Meazza. È la prima volta mia come tecnico e del Cittadella alla Scala del calcio e ci teniamo a fare bella figura. E non veniamo per vedere il Duomo».
Una prima volta da ricordare.
«Abbiamo reso felici i tifosi e anche la società che teneva ad esserci su questo prestigioso palcoscenico. Io c'ero stato da giocatore una volta con l'Atalanta per dieci minuti appena, nel 1983 in B contro il Milan, ma sono venuto da spettatore».
A tifare Inter, vero?
«Sono da sempre un grande tifoso dell'Inter, ma al fischio iniziale penserò solo al Cittadella. Qui ho trovato serenità e tranquillità, sono alla stagione numero undici in granata e mi sento un po' il padre di tutti questi ragazzi».
Tra i suoi tanti giovani ce ne sono anche tanti che vengono dal vivaio nerazzurro.
«Per Di Gennaro, Pecorini, Braghi e Alborno sarà una gara speciale. Saranno emozionati, ma dovranno essere bravi a gestire queste sensazioni. Se poi si tratta di svegliarli o di rimetterli in carreggiata, sono qui per questo. E poi di giovani validi ne abbiamo altri come Muntini, Dumitru che rientra dal Napoli, Busellato, Lora. A Cittadella la qualità non manca. E l'esplosione dei vari Piovaccari, Meggiorini e Ardemagni che sono passati di qui, sta a dimostrarlo».
Già, è vero, lei è considerato il Ferguson della serie B.
«In comune c'è solo la longevità sulla stessa panchina».
Al collega Mazzarri, che con l'Inter ha ancora un cantiere aperto, ha qualcosa da dire?
«Sono un suo estimatore e da tifoso interista dico che è l'uomo giusto al posto giusto, proprio perché è persona equilibrata e tecnico tra i più preparati. A Napoli ha fatto vedere quanto è valido con una grande e con una piazza così difficile».
Però, battere l'Inter ..
«Dai, parliamo d'altro, ai nerazzurri penserò dalle 18».
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