Un po' di luce dopo tanta nebbia. A poche ore dalla sfida di Doha, Younghong Li, il presidente di Ses, la società che ha firmato il 5 agosto il preliminare per l'acquisto delle azioni del Milan, è uscito allo scoperto e risposto alle domande più urgente sul conto dell'operazione il cui closing è stato spostato al 3 marzo. È vero, non ha fornito l'elenco degli investitori che hanno partecipato al fondo, raccogliendo, sono sue parole, «quantità di capitali superiori rispetto all'importo dell'investimento», ma ha confermato l'indiscrezione de il Giornale e cioè che la famosa lista è stata, in via riservata, esibita a Fininvest con l'impegno di aggiornarla in caso di variazioni. Perciò può essere definito quel gruppo di società e banche il nocciolo duro del prossimo Milan cinese. Anzi, sempre sull'argomento, il broker cinese ha ribadito che il cda rossonero sarà composto «da rappresentanti degli investitori oltre che da membri indipendenti». «Eventuali anticipazioni sulla composizione del fondo potrebbero complicare ancora di più il già delicato percorso delle autorizzazioni» la chiosa che non ha solo un valore retorico. Da quelle parti, in Cina, con il governo non si possono aggirare le nuove, rigide, regole imposte in materia di esportazione di valuta all'estero. «Le operazioni, eseguite da altre società cinesi in giro per l'Europa e in altri paesi, sono avvenute prima della restrizione governativa» la spiegazione. Impraticabile anche la strada di ottenere, in cambio dei secondi 100 milioni, una quota azionaria in pegno. «Le regole cinesi non lo consentono» ha fatto sapere il capo di Ses.
Il passaggio più importante, e più atteso, è quello relativo ai ritardi del closing e alla chiusura dell'operazione. Qui Younghong Li è stato molto didascalico. E ha spiegato in più punti la complessa trattativa: 1) «È escluso che i restanti 320 milioni possano essere versati a rate, non è contemplato dall'accordo tra le parti»; 2) «Sono completamente infondate le voci secondo cui i soldi arriverebbero da Silvio Berlusconi poiché il reato del riciclaggio è perseguito tanto in Italia quanto in Cina. Non solo. Ma se fosse così non ci sarebbero tutti i ritardi imposti invece dalle nuove misure di controllo»; 3) altro dettaglio significativo la provenienza della seconda caparra di 100 milioni versata con qualche ora di ritardo a Fininvest. Il presidente del fondo ha confermato che i soldi sono arrivati «da una società controllata interamente da Ses»; 4) infine la fiducia espressa nel ritenere che entro il 3 marzo si possa sbloccare la situazione e procedere al passaggio delle azioni. Qualora tale data fosse negata l'autorizzazione, Younghong Li ha ammesso per la prima volta l'esistenza di un piano B che consisterebbe nella possibilità di «realizzare una struttura societaria alternativa». La chiusura dell'intervista rilasciata dall'agenzia Ansa è stata dedicata alla super-coppa di Doha: «Abbiamo aderito alla richiesta di mettere in palio un premio (1,5 milioni lordi) per la vittoria nella speranza che il presidente Silvio Berlusconi possa alzare altri trofei», e alla gestione del prossimo mercato.
Anche qui il broker è stato puntiglioso chiarendo che «da luglio 2016 le perdite di gestione del club sono coperte da Ses di qui la necessità di condivisione di ogni singola spesa» e perciò «il mercato di gennaio, a saldo zero, sarà gestito da Adriano Galliani».
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