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"Cobra" Colbrelli vola sul tetto d'Europa

Resiste in salita a Evenepoel e lo batte in volata a Trento. Ora il mondiale

"Cobra" Colbrelli vola sul tetto d'Europa

Sarà anche un lungo addio, ma Davide Cassani non ha intenzione di lasciare il titolo di campione d'Europa, che conquista per il quarto anno consecutivo, questa volta con Sonny Colbrelli (Trentin, Viviani e Nizzolo i predecessori), campione d'Italia in carica, che conferma di avere una condizione fuori dal normale con vista mondiale.

Sarà anche un lungo addio, ma Davide Cassani snobbato alla vigilia dal nuovo corso federale, che non lo invita alla presentazione della nuova maglia azzurra -, vuole lasciare la guida azzurra nel migliore dei modi e, quindi, dopo la maglia a stelle di campione d'Europa, insegue quella iridata a Lovanio, in Belgio, il 26 settembre prossimo. «Sono felice soprattutto per i ragazzi, per Sonny che stava benissimo e si meritava la mia fiducia e quella di tutta la squadra dice il tecnico con scadenza 26 settembre come lo yogurt -. Sono felice per questo ragazzo modesto e fortissimo, che sta entrando in una nuova dimensione a suon di vittorie, però adesso godiamoci questo successo, per la sfida iridata ci cominceremo a pensare tra un paio di giorni».

Il colpo del «Cobra», così chiamano questo ragazzo bresciano di 31 anni che è sempre andato forte in bicicletta, ma ha anche sempre avuto qualche difficoltà a gestire la pressione e le responsabilità. «Non so il perché, ma non ero convinto - dice lui perso negli occhi di Adelina, la moglie, e tenendosi in braccio i piccoli Vittoria e Tomaso -. Ho sempre vinto, ma ho anche buttato via tante corse. Sono stato spesso un piazzato, come si dice in gergo. Adesso non sono più un ragazzino e ho esperienza e mi sento anche molto più sereno e consapevole: mi sta venendo tutto facile. Cosa mi mancava? La convinzione. Mi dicevo: Contro quelli li non ce la posso fare. Adesso? Mi dico: Con quelli me la gioco anch'io».

Insomma si autolimitava, con una zavorra più nella testa che nelle gambe. «Ho lavorato tanto con un mental coach, Paola Pagani, non ho vergogna di dirlo. Questi incontri mi hanno molto aiutato. Mi hanno fatto capire che posso giocarmela fino alla fine, con tutti quanti», anche con un baby prodigio come Remco Evenepoel, che ieri ha provato a staccarlo in salita ed è stato battuto nettamente all'ombra del Duomo di Trento in una volata senza storia, che nella storia del ciclismo è entrata. E adesso? «Battiamo il ferro finché è caldo», dice lui. C'è un mondiale da correre.

E qui ci fermiamo, altrimenti si agita.

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