Il re senza età

Col sì di Ranieri alla Roma i tifosi hanno di nuovo un punto di riferimento. Allenerà ma parla da manager: "Nel futuro starò vicino ai Friedkin per aiutarli a non fare errori"

Il re senza età
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Vale davvero la pena a 73 anni e dopo una luminosa carriera rischiare tanto? La risposta è sì, se oltre a essere allenatori, si è anche tifosi della squadra che ti chiama al suo capezzale. Claudio Ranieri non era la prima scelta dei Friedkin (ma forse del ds Ghisolfi), è la soluzione al problema della Roma. Anzi, è l'ultima opportunità che si sono concessi gli americani per salvare la propria esperienza nel club. Ma c'è di più: Ranieri sarà allenatore fino a giugno, poi il manager che di fatto è già: «Nel futuro sarò l'uomo vicino alla famiglia Friedkin per aiutarli a sbagliare il meno possibile. Non ho tempo di fare errori».

Sor Claudio è alla stregua di personaggi come Guardiola, Mourinho o Ancelotti, allenatori che oltre a sapere fare bene il loro mestiere in campo, sono maestri in comunicazione. «Avevo smesso di allenare, ho ricevuto più richieste ora di quando avevo vinto la Premier con il Leicester, ma avrei potuto dire sì solo alla Roma e al Cagliari», il suo incipit. E in quel lungo colloquio londinese con la proprietà, ha messo sul tavolo le critiche espresse un mese fa sulla Roma «fredda e senza personalità» di quest'era storica. Riabilitando parzialmente i Friedkin, descritti come «americani che non ragionano in termini piramidali ma orizzontali». «Sapete che io parlo in faccia, ma Dan Friedkin mi ha lasciato a bocca aperta: ha detto "io non posso girare il mondo e vedere la Roma in queste condizioni, ho speso tanti soldi ma non sono riuscito, ne sono consapevole". Ora tocca a me, con la mia esperienza, ma lo ringrazio, mi ha riportato alla casa madre. Il caso Dybala? Ho detto al presidente che io faccio come mi pare. Non mi importa di clausole o non clausole. Lui ha risposto ok, altrimenti non me pijiava...». I tifosi giallorossi hanno trovato di nuovo un punto di riferimento. Un uomo che ha i capelli bianchi, è uno di loro e non deve certo imparare da nessuno. Ed ecco in sintesi la prima ora davanti ai microfoni del suo terzo ciclo a Trigoria: la promessa di non far più giocare centrale Angelino; la richiesta di «non fischiare ma di supportare la squadra»; l'assunzione di ogni responsabilità tecnica, investendosi persino del ruolo di tutor di Ghisolfi («il mio francese è come il suo italiano...», ha scherzato); infine l'indicazione della rotta da seguire per dare una scossa a un ambiente apparso inerme e soporifero e calmare la acque. E poi le icone Totti e De Rossi, che molti rivorrebbero a Trigoria. Sull'ex numero 10 Ranieri ha detto: «Le porte non sono chiuse, ma questo non significa che Totti ritornerà, non fate subito il titolone...».

E sull'ex tecnico, ancora a busta paga dei Friedkin: «Ci siamo sentiti e ci sentiremo in questi giorni perché Daniele è stato un mio giocatore ed è una grande persona. Se ho pensato al suo ritorno? Non voglio illudere nessuno, faccio questo lavoro e poi vediamo». Con il primo obiettivo di «dare il massimo» e salvare la stagione.

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