Una commedia che ricorda il re Travicello

Carlo Tavecchio stavolta non è scappato, come dopo la notte di San Siro

Una commedia che ricorda il re Travicello

Carlo Tavecchio stavolta non è scappato, come dopo la notte di San Siro. Ha smentito se stesso e la Iena alla quale, viaggiando in auto, aveva garantito che sarebbe rimasto al proprio posto. La notte ha portato consiglio e scompiglio. Si è presentato furente e con l'orgoglio dello sconfitto non sul campo ma da «pressioni incredibili». Ha rassegnato le dimissioni e ha indirizzato un messaggio esplicito al presidente del Coni, Malagò Giovanni che, nelle ultime ore ha contato più presenze tra giornali, radio e tivvù, di Renzi o Berlusconi in un anno.

Con tono e postura mussoliniana, con la mascella prominente, affacciato alla scrivania, Tavecchio ha infilato una serie di pensieri e di parole di grande rabbia e di grande dignità. Purtroppo passerà alla storia per le gaffe di vario tipo ma di uguale volgarità, per il Var e per la promozione di quattro club in Champions ma, soprattutto, per l'umiliante eliminazione dal mondiale, altra perla da aggiungere alle due Coree e al Cinquantotto. Esce stritolato da coloro che lo avevano votato, applaudito e appoggiato e, improvvisamente tradito, insultato, smentito, secondo usi e costumi della nostra cara Patria.

Anche la vicenda Ventura assume i contorni di una farsa. Malagò aveva dichiarato che Lippi, futuro nuovo gerente tecnico della nazionale, avrebbe dovuto scegliere uno fra Ventura, Montella e Gasperini ma poi Tavecchio aveva scelto il primo. Lo stesso Tavecchio ha ribadito che avrebbe preferito Donadoni ma che Ventura era stato indicato da Lippi. Lo stesso Lippi, dalla Cina, smentisce Tavecchio, ormai un pupazzo del tiro a segno.

Finale di commedia: Ventura era allenatore per caso, cornuto e mazziato, Tavecchio è destinato a scalate alpine e a partite amatoriali, Lippi sta in

Cina, gli inquilini del palazzo federale e attiguo stanno come le rane del re Travicello, respinto il legnetto non sanno che sta per arrivare il serpente. Quella era una favola di Esopo, questa è una realtà da scompisciarsi.

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