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E adesso possiamo credergli, adesso ci può credere. Valentino Rossi il mondiale può davvero vincerlo senza se e senza ma e senza che qualcuno possa dire “ah ma è la moto”, ”ah ma non ha rivali”, “ah però con la Ducati”, “ah ma Jorge è in crisi e Marquez si è perso...”. No. Assen rappresenta la vittoria verità. Molto più del Qatar e più dell'Argentina. Perché stavolta gli altri erano proprio tutti a posto e sani, in forma e pronti a tutto pur di vincere e fare podio e classifica per salire in vetta. Lo dimostra quel primo giro pazzo e furioso di Lorenzo. Lo dimostra quel sorridente meraviglioso figlio di... Marquez che dopo la spallata al Vale si è detto vincitore morale. Lo dimostra più di tutto il modo intenso e matto e grande con cui Vale ha festeggiato il trionfo: perché sa che non ha mai lottato per un titolo mondiale contro una coppia di rivali così forti.

Non li aveva trovati quando il mondiale era cosa fra lui e un Biaggi a fine carriera; tanto meno con i Gibernau o gli Hayden. Aveva incontrato fenomeni come Stoner e poi Lorenzo, ma uno alla volta, non in tandem. Una nidiata di grandissimi rivali che per Valentino, paradossalmente, rappresentano un'occasione d'oro. Per sgombrare il campo da quel dubbio fastidioso che s'annida fra le imprese dei troppo grandi come lui: e cioè che in molte sue vittorie contasse più il mezzo o l'assenza di piloti veramente all'altezza. Ieri ad Assen, a 36 anni, Vale ha risposto. Tutti presenti. Pole e vittoria.

Possiamo credergli.

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