Ha cominciato la famiglia Berlusconi, a Milano. Come nelle migliori tradizioni della metropoli lombarda. Adesso toccherà alla politica completare il progetto stadio e al resto del Paese mettersi nella scia dell'operazione Portello che vuol dire anche posti di lavoro, ruspe che lavorano, economia che macina fatturati. Appena due stadi di proprietà - la Juve grazie anche a una condizione irripetibile e il Sassuolo che ha acquistato quello di Reggio Emilia - nel nostro panorama sono un deficit troppo evidente, capace di accentuare il declino e il distacco dagli altri top club europei i quali possono inserire nei profitti tutti i ricavi da stadi.
Dopo Berlusconi, toccherà soprattutto al governo di Matteo Renzi che si è riempito la bocca di riforme da realizzare e di progetti nuovi da mettere in cantiere. Ecco la prova regina. C'è in qualche cassetto dimenticato del Parlamento italiano una legge sugli stadi che sembrava priorità fino a qualche tempo fa e che poi, per effetto anche della crisi e del cambio di maggioranza, è finita nel dimenticatoio.
Forse bisognerà liberarla dalla polvere, magari anche ritoccarla alla luce delle esigenze attuali ma può diventare il volano per far risalire le quotazioni del calcio e dello sport italiano che sta puntando molto della sua credibilità sulla candidatura olimpica di Roma. La famiglia Berlusconi ha dato l'esempio: vediamo se il governo Renzi sarà capace di fare la sua parte.
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