di Riccardo Signori
Puzza di vecchia Dc quel discorso di Prandelli sul ritorno di Totti in nazionale. Niente di male, ma tanto fumo negli occhi. Del resto l'istinto da furbo pretone di provincia (con grande rispetto per i pretoni) che il nostro ct non ci nega mai è un magnifico lasciapassare in casi come questi. Tutti noi, stampa e addetti ai lavori, sappiamo bene come gira nel pallone: Totti segna, si diverte e gioca un anno da meraviglioso protagonista e allora vuoi non tirar fuori la solita raccomandazione da mondo tifoso? Perché non richiamarlo in nazionale? Prandelli sapeva benissimo che la domanda, o la raccomandazione, sarebbe arrivata. La sua attenzione mediatica, l'occhio alle sfumature da bon ton e l'inclinazione ad accogliere il consenso sono da fuoriclasse. E, dunque, a domanda accorata doveva seguire risposta da codice etico della vecchia Dc: dire per non dire, promettere e non promettere, parlare con la possibilità di girare la frittata. E, infatti, la risposta è stata di una invidiabile perfezione mediatica. «Se tra un anno sarà in queste condizioni...». Sfortunatamente per il ct l'interessato, ovvero Totti, ha imparato a raccontare le barzellette ma anche a non farsele raccontare e gli ha risposto con regale snobismo. «Devo vivere gara per gara». In sintesi: ne riparleremo, ma qui nessuno è fesso. Ecco, la replica elegante di Totti è stata molto più seria, e meno mediatica, di quella del ct che ieri si è trascinato in scia pure Buffon. Massì, un Totti per uno non fa male a nessuno. Non che l'idea di portarlo in Brasile sia da cancellare, ma ci vorrebbe un po' di coerenza: nazionale dei giovani, nuovo progetto, nuova via. Eppoi tutti con Totti. Quello di oggi potrebbe servire, usato a giuste dosi.
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