di Benny Casadei Lucchi
A scanso di spiacevoli equivoci, diciamolo subito: nessuno l'ha fatto apposta. Nessuna volontarietà. Ci mancherebbe anche... Semplicemente, è successo. È successo che la Bridgestone sonnecchiasse nella MotoGp (ma anche la Dunlop in Moto2 più o meno stessa roba) ed è successo che la Pirelli fosse invece iper attiva in F1. È successo tutto mentre Marc Marquez stava dominando il mondiale sotto occhi sempre più sgranati di gente allibita che si domandava ma quello lì mica andrà a vincere il campionato nella stagione d'esordio? Ed è successo tutto mentre nella serie dirimpettaia con due ruote in più un fanciullo biondo stava monopolizzando il mondiale di F1 sotto gli occhi annichiliti di molti che li stropicciavano chiedendosi quello lì mica andrà a conquistare il quarto titolo di fila?
Nessuno l'ha fatto apposta, ma tutto è successo perché il peso e il ruolo delle gomme ha superato il livello di guardia, diventando preponderante nel bene e nel male. È successo perché nella Motogp c'è un grande produttore in regime di monopolio che si è un po' addormentato sugli allori e non ha evoluto come avrebbe dovuto le gomme di quei mostri, neppure allertandosi quando mesi fa la Superbike aveva assaggiato per la prima volta l'asfalto nuovo e più abrasivo di Phillip Island. Ed è successo perché in F1 c'è un grande produttore italiano che forte dei consensi alla voce spettacolo mietuti con l'introduzione delle gomme col timer, gomme che dopo tot giri perdevano e perdono efficacia, ha esagerato in quel verso e il timer gli è sfuggito di mano. Vedi i botti di pneumatici e dechappamenti vari prima e durante l'estivo Gp di Silverstone.
Così ora succede che Lorenzo e la Yamaha tornino in corsa per il titolo perché Marquez e la Honda hanno commesso una sciocchezza figlia però della confusione innescata dalla Bridgestone.
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