di Cristiano Gatti
Stiamo molto calmi: Nibali non ha ancora vinto il Tour. Mancano ancora troppe tappe, troppe cose, troppi pezzi, perché il puzzle sia completo. Ma il nostro campione, l'ultimo e l'unico rimasto, in attesa che piccoli Aru crescano, ha iniziato il lavoro a regola d'arte. Battere Froome e Contador, i superfavoriti, è un autentico miracolo all'italiana. Come tutti i miracoli all'italiana, più che sulla pura forza anche questo dev'essere fondato sulla fantasia, sull'improvvisazione, sull'arte di arrangiarsi. Più debole a cronometro (ce n'è una alla penultima tappa di 54 chilometri), a rischio in montagna, Nibali sapeva già da prima che avrebbe dovuto giocare d'anticipo, portarsi avanti, organizzare imboscate. Fare la guerriglia, non la guerra. Tutti i giorni, su tutti i terreni. Un Tour famolo strano.
Ed eccolo qui, alla quinta tappa, il primo capolavoro. I francesi quest'anno decidono di rompere la tradizionale monotonia d'inizio Tour (mentre il Giro copia stupidamente il Tour, il Tour sta girizzandosi): subito in avvio una mezza Roubaix. Il meteo ci mette il resto, trasformando l'improvvisata in un mattatoio. E proprio su questo terreno, tra pioggia e fango, l'acrobata Nibali piazza subito la prima mina. Il bilancio è apocalittico. Froome addirittura torna già a casa, pagando a caro prezzo le botte nella caduta del giorno prima: e questa certo non è colpa, né merito, di Nibali. Ma Contador a tre minuti, questo sì è merito di Nibali. Contador e tutti gli altri, chi più e chi meno, gementi a fine pavee.
Molto si discuterà sulla scelta del Tour di devastare subito la propria corsa con una tappa così folle. Ma non saremo noi italiani, non sarà Nibali ad alzare la voce.
il commento 2 un italiano vero che beffa tutti con la fantasia
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