il commento 2 «Menare» Mario è reato Arbitri, aprite gli occhi

di Franco Ordine

E adesso sotto col Barcellona. No, forse è ancora presto. Anche se Barbara Berlusconi, nel suo tour giornalistico europeo, rassicura il pubblico catalano de “Il mundo deportivo” sulla vera sfida da vincere, «con la modernità», e rilancia l'idea di «costruirsi in casa un Messi». Prima di chiudere la parentesi sulla sfida col Parma, sul quarto sigillo di Mario Balotelli, sulle lodi, meritate, per Montolivo, è bene discutere e segnalare il nuovo clima che sta circondando Mario Balotelli. San Siro rossonera lo adora, naturalmente. «Acquisto capolavoro» sostengono ora anche i più scettici sul conto dell'operazione, partita con largo anticipo nei mesi scorsi (quando nessuno ipotizzava elezioni politiche fissate a fine febbraio). Tutti contenti? No, trattandosi della iniezione di vitamine che ha consentito al Milan di raggranellare la bellezza di 7 punti in tre partite, le prime della sua carriera in rossonero e di tenere la media scudetto dall'inizio dell'anno 2013 (17 punti in 7 partite). Nella sera col Parma, ad esempio, gli interventi su Mario Balotelli, hanno assunto, sin dal primo scontro con Coda, il connotato di una pericolosa caccia all'uomo, complice l'attitudine dell'arbitro Massa a ignorare i cartellini. I due gendarmi, Coda e Palotta si sono alternati nelle collisioni provocando graffi e colpi durissimi a Mario il quale ha cominciato a dare segni di nervosismo. Montolivo gli è piombato addosso e gli ha parlato fitto, Allegri, con gesti perentori dalla panchina, gli ha intimato di smetterla. Così come sono intervenuti Yepes e soci per convincere Niang a indietreggiare dinanzi alla punizione.
Per la prima volta, Mario, sotto gli occhi della sua Fanny e del ct Prandelli che ha preso a seguirlo come la statua del patrono in una processione, si è lasciato guidare dalla testa e non dall'istinto. Ha atteso la palletta giusta per infilzare Pavarini e apparecchiare il 2 a 0 che ha di fatto garantito il successo, i tre punti e il raggiungimento del terzo posto al fianco della Lazio. Eppure è già il tempo di suonare l'allarme e di mettere sull'avviso tutti i naviganti. A nessuno dev'essere consentito di giocare la carta della provocazione maliziosa nella speranza che il giovanotto possa mollare i pappafichi e reagire in modo scomposto. Gli arbitri, senza alcun trattamento di favore nei confronti del centravanti della Nazionale, hanno il dovere di stroncare il piano, se di piano si tratta, al primo intervento non regolamentare. Al resto, specie in vista del derby, devono provvedere tutti gli addetti ai lavori.

Han cominciato, venerdì notte, a San Siro, Adriano Galliani e Max Allegri, spedendo gli auguri di pronta guarigione a Diego Milito. Devono completare l'opera calciatori e dirigenti di ogni colore. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di un derby avvelenato.

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