di Oscar Eleni
Ogni lacrima, diceva il poeta dei Sepolcri, insegna ai viventi una verità. Abbiamo pianto per la morte di Pietro Mennea, ci siamo commossi nella notte dove la vecchia atletica, con Gentile, Crosa, Frinolli, uomini del grande Messico '68, con Tilli, Pavoni, Marisa Masullo, nuovo mondo nebioliano, ha ricordato gli ottant'anni di Enzo Rossi, il più calcistico dei direttori tecnici dell'atletica che aveva bisogno di scienza, bastavano Vittori e Locatelli a garantirla a fare scuola per il mondo, ma anche di affetto, non si è dimenticata di Pietro e Sara Simeoni, della scuola di Formia come ha scritto Beppe Gattopardo Gentile nel suo libro. Non erano lacrime, soltanto nostalgia, con la certezza che il tempo avrebbe reso giustizia a chi aveva davvero fatto qualcosa di grande per il nostro sport.
Ci eravamo lasciati con questa certezza fino a quando ci ha svegliato l'allodola che annunciava la decisione dei «saggi», incaricati dalla federazione mondiale di atletica, la Iaaf che l'italiano Primo Nebiolo aveva stravolto portandola oltre il rigore anglosassone, di escludere Pietro Mennea dalla Casa della Gloria dove gli statistici hanno inserito soltanto chi aveva vinto due ori olimpici. A Pietro non bastava l'oro di Mosca, anche lui aveva un primato del mondo, il suo record, in Europa, è ancora imbattuto, ma non era abbastanza per i signori delle cifre, ma diciamo pure per quelli che governano adesso la Federazione dove c'è davvero il mondo, perché non esiste sport più praticato sulla terra, ci hanno quasi goduto a lasciar fuori il campione di un'atletica italiana che ha fatto troppi passi indietro. Lo riconoscerà anche alla soglia dei 75 anni il campione olimpico e primatista del mondo Livio Berruti, gloria nostra nei giochi olimpici romani del 1960, non proprio un sostenitore del modo di affrontare con dolore la battaglia sportiva, in allenamento e in gara di Pietro Mennea, che questa esclusione puzza tanto di castigo per un movimento più che per un campione.
Ci teniamo la bocciatura, senza badare alla promessa che nella prossima lista Mennea ci sarà di sicuro. La cosa sicura è che quel record esiste, c'è stato e fu una bella impresa nello stadio semivuoto di Città del Messico per le Universiadi del 1979, che la carriera, i primati, le vittorie, le 20 medaglie d'oro in grandi manifestazioni, le partecipazioni olimpiche, da Monaco a Seul, dal 1972 al 1988, sono storia mondiale di questo sport.
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