di Riccardo Signori
Non sappiamo se ci sia mai stata un'Argentina migliore di questa. Ma ci sarà stata. Non sappiamo se ci sia stata una Germania migliore di questa. Ma ci sarà stata. E così un'Olanda. E anche una Francia. E forse un Belgio. Ma di certo è difficile sbagliare sul Brasile: siamo davanti alla Selecao peggiore degli ultimi 40 anni. Lo sanno, anzi lo ammettono, perfino i giornalisti brasiliani. Eppure tutto questo non esclude che il Brasile possa vincere il mondiale. Semmai bisognerebbe chiedersi a chi addebitare la colpa: solo a un destino riparatore o magari ad un calcio livellato? Già, e se invece stanotte la Colombia replicasse la meravigliosa storia del Maracanazo? Il calcio, proprio il calcio che chiede credibilità, si sarà preso la sua rivincita. Il bello va cercato lasciandosi trascinare da emozioni e sentimenti. Ogni partita del Brasile può essere una festa di popolo o una tragedia shakespeariana. Dietro ogni pallone ormai corre l'angoscia dell'esserci o non esserci. Quasi un peccato che il mondiale rischi di ridursi a questo anfratto di vita calcistica, ma tal era la sceneggiatura studiata dal Dio del pallone ed ora godiamocela.
Il calcio europeo e il calcio del Sud e Centro America si contrappongono a ricordarci che il pallone non è uguale per tutti nemmeno in epoca di grandi commistioni tra utopia e realtà, tra eroi da gossip ed eroi da gol, tra schemi e schermi. Sfarfalleggia nei cieli brasiliani l'impressione che questa edizione sia molto bella, il gioco molto piacevole, lo spettacolo tanto godibile. Abbiamo scoperto che si può correre per 120 minuti anche se fa caldo, noi italiani non ne eravamo al corrente, che la preparazione atletica non rovina la cultura tecnica (ce lo hanno detto la Svizzera come gli americani, i sudamericani, i centro europei), che il football dei supplementari è spettacolo puro quando la gente pensa a giocare e non a moinare. Gli ottavi di finale sono stato show, i quarti diventano la linea di demarcazione tra un mondiale ben giocato e un mondiale finalizzato. Finora solo Costarica ha creato la sorpresa, ora ce ne vorrebbe qualche altra per non ricadere nella solita litania: quando conta le grandi avanzano, le altre si rinchiudono nel bocciolo. Lo dice la storia pallonara. Finora sono stati campionati ad alto potenziale di gol: 154 reti e otto match ancora da giocare. La media parla di 2.8 a partita. Il record (32 squadre) conta 171 gol, facile che stavolta venga abbattuto il muro. Merito del gioco d'attacco? Meglio guardare la povertà delle difese. Tutti pensano a Messi, Neymar, James.
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