di Riccardo Signori
Almeno nel tamburello abbiamo appena vinto due campionati del mondo. Nel calcio, invece, siamo ancorati al più disastrato Milan dell'ultimo ventennio. La federazione tamburello se l'è presa mica male per la battuta di Antonio Conte sul tamburello, lo ha invitato ad assistere a qualche partita e gli ha ricordato i meriti di un gioco antico. Nonchè l'ultimo successo. Povero Conte, gli vanno tutte storte, figuraccia dietro figuraccia. Passato dal «this is not football» detto all'arbitro al «pareva tamburello» detto in tv. Per il vero quella battuta fessa sul tamburello andrebbe addebitata a Fabio Caressa che, a Sky, gli ha proposto il confronto snobistico e lui ha abboccato, così frastornato com'era dal flop suo e della squadra. A ciascuno il suo. L'allenatore della Juve ne ha già troppe da scontare. E il calcio italiano con lui.
La migrazione del nostro pallone in Europa League rappresenta l'ennesimo ridimensionamento. Tutte le grandi squadre ce l'hanno fatta e i grandi campionati hanno salvaguardato l'onorabilità. I nostri pifferai continuano ad esaltarsi ed esaltare una serie A che, invece, non perde occasione per mostrare la fragilità appena messo piede fuor di casa. Dal tamburello al ciapanò il passo è breve. Non c'è da stupirsi se, poi, non arrivano capitali stranieri e nemmeno giocatori di valore: mancano i danari e l'appeal si assottiglia sempre più. C'è da stupirsi di aver pescato gli americani per la Roma e Thohir per l'Inter. Dove sta l'inganno?
Il crac di Champions non porterà grandi danni nel ranking, piuttosto renderà ancora più spezzatino il campionato: aumenteranno i posticipi, ed anche i lamenti, il calendario sarà un groviglio senza nemmeno aver certezza di essere ripagati da una finalista di Europa league.
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