Quando la notte del Barbera viene all'improvviso avvolta dall'odore acre dei fumogeni e dei petardi scagliati dal settore dei tifosi albanesi, presenti in massa al Barbera, la festa di una delle piazze portafortuna della nostra Nazionale rischia di essere interrotta. Quasi dieci minuti di stop imposti dall'arbitro sloveno Vincic, inevitabili per la nebbia che avvolge il terreno di gioco dopo un frastuono insopportabile e l'incolumità degli spettatori nello spazio adiacente messa seriamente in pericolo. Uno steward ferito, bombe carta che piovono dalle parti di Buffon costretto più volte a richiamare l'attenzione dell'arbitro e a tenere impegnati i vigili del fuoco e gli agenti presenti sul terreno di gioco. Il pubblico rivolge agli ultras delle Aquile cori di protesta, tra lo sguardo assorto e stupito di Gianni De Biasi, il ct italiano dell'Albania che sperava in un sostegno più tranquillo del folto nucleo di supporter. L'appello del capitano Agolli, che per due volte si reca sotto il settore caldo (la seconda con il microfono in mano per pregare i tifosi nella lingua madre a interrompere l'indegno spettacolo) sembra calmare gli animi. Ora l'Albania, che da ieri è praticamente fuori dal Mondiale russo (sette i punti da recuperare sulle battistrada del gruppo al giro di boa), rischia una pesante sanzione a livello internazionale.
L'aspetto tecnico, che passa in secondo piano in una notte da cancellare per i fatti raccontati, dice che il feeling tra Palermo e la nostra Nazionale è sempre vivo. Di positivo nella sfida di ieri c'è intanto il risultato che, unito al successo della Spagna, certifica il testa a testa tra noi e la truppa di Lopetegui per la vittoria del girone. Il modulo provato per tutti i 90 minuti è da rodare meglio (ripresa più incisiva del primo tempo anche per il calo di un'Albania che la butta sul piano fisico e crea solo un brivido a Buffon dopo 45 secondi), gli esterni Candreva e Insigne sembrano spesso tagliati fuori dalla partita e la coppia dei gemelli Belotti-Immobile si accende solo a tratti. Il primo, voglioso di segnare nella piazza dei suoi ex tifosi, sfiora solo la rete in un paio di occasioni, il secondo timbra il cartellino di testa su cross di Zappacosta realizzando il suo quinto gol in azzurro nell'era Ventura.
E chi sembra avere un feeling particolare con Palermo è Daniele De Rossi: qui iniziò la sua avventura con l'azzurro dei grandi il 4 settembre 2004, un battesimo coronato da un gol. Il bis su rigore nell'apparizione precedente al Barbera: con la squadra di Conte, impegnata a inseguire la qualificazione all'ultimo Europeo, il 6 settembre 2015, il romanista segna su rigore. Esattamente come ieri nel penalty conquistato da Belotti (ingenuo il fallo di Basha), con il terzo sigillo che lo affianca a un mito come Paolo Rossi: 20 le reti del centrocampista, come l'eroe di Spagna 1982, e ora a una sola presenza (111 a 112) da un altro mito di quella Nazionale e del calcio italiano, Dino Zoff.
La partita scorre via senza grande ritmo e con il passare dei minuti resta una sola squadra in campo, quella azzurra. Buffon supera indenne e praticamente da spettatore la gara numero mille in carriera, chiudendo ballando come la scimmia della canzone vincitrice a Sanremo del concittadino carrarese Gabbani e acclamato dal pubblico, Ventura non opera nemmeno un cambio (quasi un record per un ct) in una partita portata a casa senza di fatto dover spingere sull'acceleratore.
Fumogeni e bombe carta a parte, la brutta notizia è che il poker della Spagna che aumenta il vantaggio nella differenza reti. Ormai è chiaro, servirà l'impresa in casa delle Furie Rosse il 2 settembre per prendersi il Mondiale senza rischi.
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