Il Comune ora apre: "Ok al nuovo stadio ma resti il Meazza"

Il Comune ora apre: "Ok al nuovo stadio ma resti il Meazza"

Milan e Inter incassano il primo sì al progetto del nuovo stadio nell'area di San Siro, ma «condizionato» da sedici paletti. Il Consiglio comunale ieri ha approvato un ordine del giorno limato fino all'ultimo dal Pd per convincere i malpancisti a votare senza l'aiutino del centrodestra e alla fine è stato approvato da 27 su 29, compreso il sindaco Beppe Sala (astenuta Forza Italia, contrari Lega e 5 Stelle). Ma il documento ha fissato un abbassamento delle volumetrie (il piano da 1,2 miliardi depositato dalle società per sostenersi si fonda sulla creazione di un quartiere multifunzionale con 80mila metri quadrati di spazi commerciali, 66mila di uffici, 28mila per intrattenimento e alberghi) e sulla rifunzionalizzazione del Meazza. La palla ora torna al sindaco, aveva chiesto un'indicazione all'aula ma tocca alla giunta approvare la delibera che assegna al piano di fattibilità depositato dai club il parere di pubblica utilità. E Sala a fine seduta precisa che dal consiglio è emerso «un parere positivo ma anche un richiamo forte rispetto a com'è il progetto e cosa dovrà fare la giunta. Il piano com'è oggi non è accettabile, quindi da qui si ricomincia a lavorare. I volumi chiesti dai club non sono realistici, sono eccessivi, e va fatto uno sforzo per salvaguardare San Siro. Bisogna essere assolutamente certi che non ci sia la possibilità in qualche modo di salvarlo. Non vuol dire tenere un monumento vuoto ma anche farlo funzionare» e insiste sulla «rigenerazione della città ma anche sulla tutela del verde». Adesso «parte la discussione vera con i club, credo siano consapevoli che il piano che ci hanno proposto era troppo a loro favore, dobbiamo riportarlo più nell'interesse del Comune». L'ad dell'Inter Alessandro Antonello aveva avvertito a seduta in corso: «Ascolteremo le indicazioni per capire se la proposta, seppure modificata in base a quanto ci verrà indicato dal Comune, abbia poi comunque la sostenibilità economico-finanziaria che fa si che un progetto di queste dimensioni possa andare avanti. E ha spiegato che le possibili difficoltà sul progetto San Siro hanno portato le squadre a «rivalutare anche la possibilità di un piano B a Sesto san Giovanni». Il presidente del Milan Paolo Scaroni ha confermato che c'è «un piano B, sempre insieme con l'Inter per dividere sforzi e costi. I principali club europei, da Bayern a Real, hanno ricavi da stadio superiori ai 100 milioni, Milan e Inter ne hanno 34. Questo gap rischia di essere la ragione per cui non sono performanti in Europa come dovrebbero».

Tutti, ribatte il sindaco, «si devono tenere un piano B nella vita, non sono parole che mi turbano. Ma così com'è oggi non va bene, con buonsenso si può trovare una formula diversa. Credo che in qualche settimana ci chiariremo le idee».

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