Si fa imbarazzante lo stallo in Lega Calcio. Infatti va a vuoto anche la seconda assemblea elettiva per dare alla Confindustria del pallone un nuovo presidente. I venti presidenti della Serie A non hanno trovato la quadratura del cerchio su un nome. Anzi. Alla fine di un'assemblea tesa, tesissima, l'unica certezza rimane quella di una spaccatura netta.
Non ce l'ha fatta Andrea Abodi, già alla guida della lega cadetta, non ha sfondato Ezio Maria Simonelli, presidente del collegio dei revisori della Lega di via Rosellini. A questo punto esce bruciato Abodi che si presentava forte delle undici preferenze raccolte il 20 dicembre. Stavolta si ferma a otto nella prima votazione, lontanissimo dalle quattordici necessarie, con Simonelli retrocesso a quattro e il resto dei voti disperso tra schede bianche e nulle. A quel punto è diventato evidente che ricomporre la frattura sarebbe stato impossibile e dopo una lunga discussione si è deciso di soprassedere sulle altre due votazioni. Rinvio a venerdì prossimo. E così il candidato proposto da Juve, Inter e Roma è finito fuori gioco. A conferma del fatto che il vertice del mattino tra i dirigenti di Milan e Juve non avesse sortito effetto alcuno. Anche perché la candidatura di Simonelli, opposto ad Abodi da Galliani, è finita su un binario morto.
Alla fine, se proprio si vuole trovare un vincitore, quello è Lotito che ottiene l'ennesimo rinvio. Resta così in sella ancora Maurizio Beretta, dimissionario dal marzo 2011. Il presidente della Lazio vorrebbe una sua proroga fino a giugno. Lo spettro di un commissario rimane comunque lontano. Lunedì sono previste le elezioni federali, ma Abete ha in tasca la riconferma e ha già detto: «Non ci sarà subito il Consiglio, vogliamo dare alcuni giorni di tempo alla Lega per sostituire gli organi di rappresentanza».
Tra i nomi possibili gira quello di Francesco Ghirelli, attuale direttore generale della Lega Pro. Il biglietto da visita sarebbe anche convincente: «La Lega Pro è l'unica che sta facendo la riforma dei campionati». Un'altra ipotesi sarebbe invece una soluzione-ponte da qui al 30 giugno per cambiare lo statuto. Appunto. In via Rosellini da tempo si parla di rivoluzione e cambiamento. Tutti d'accordo, ma nessun accordo. Solo parole. Come conferma sbattendo la porta Abodi: «Il palazzo ha perso un'occasione. Prima di pensare ai soldi bisogna chiarire se il calcio è di chi lo ama o di chi lo usa». E poi l'affondo: «Si respirava un'atmosfera tesa, la sensazione è che qui nessuno voglia cambiare. Non c'è rispetto delle regole. La serie B? Quella sì che è una Lega».
Difficile però che i presidenti di A riescano a seguire l'esempio dei colleghi cadetti nel giro di pochi giorni, in vista della prossima assemblea.
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