Una guerra a tutto campo, su ogni fronte. La travagliata riforma dello sport scava solchi sempre più profondi tra il suo principale fautore, il Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, e il Coni di Giovanni Malagò. Le posizioni restano alquanto distanti, non solo in merito al tanto discusso tetto dei mandati da imporre ai presidenti delle federazioni, ma anche sugli stanziamenti e sui limiti alle dotazioni del Coni per i beni immobili e per il personale.
Ieri il Consiglio Nazionale del Coni, riunito al Foro Italico, ha ribadito le sue intenzioni votando un documento ad ampia maggioranza (astenuti solo il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, il presidente della Federnuoto Paolo Barelli e gli Enti di promozione sportiva) da mandare all'esecutivo dichiarandosi pronto a «ogni forma di azione» per smontare il testo della legge delega sullo sport. Un testo che «risulta in certi punti disarmonico, crea sovrapposizioni, duplicazioni e dispersioni di risorse, attribuendo compiti e ruoli a soggetti estranei all'ordinamento sportivo, con grande danno alla funzionalità di tutti gli enti interessati. Assicurare il rispetto e l'applicazione della Carta Olimpica, facendo riferimento all'autonomia, alle funzioni e alla responsabilità del Coni, vuol dire anche garantire una dotazione organica e beni strumentali adeguati». Come urgenti vengono definiti lo stanziamento pari al raddoppio dell'attuale cifra prevista dal finanziamento allo sport (da 410 milioni a 820 circa) e l'assunzione di 12mila laureati in Scienze motorie.
I dissensi tra le parti non passano inosservati al Cio che lo scorso 11 settembre ha scritto direttamente a Spadafora sollecitando una soluzione: «La situazione attuale sta stravolgendo l'attività quotidiana del Coni e mettendo a rischio anche la preparazione per i Giochi di Tokyo. Pertanto ora è necessario trovare una soluzione pratica senza ulteriori ritardi».
In merito il presidente Giovanni Malagò ha escluso la possibilità estrema di uno sciopero, ma ha ribadito le proprie lamentele: «Il problema è che le istanze del mondo dello sport non hanno sortito effetto al momento». Molto diretto durante il suo intervento anche il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci: «Basta, sono cinque mesi che lo sport è paralizzato da questa proposta di legge che non vede, non dico la fine, ma nemmeno l'inizio».
Spadafora ha risposto in una nota: «Sono costretto a spegnere le speranze di chi si augura che la legge si fermi o sia su un binario morto: stiamo procedendo nei tempi previsti, scioglieremo all'interno della maggioranza i pochi nodi ancora da chiarire».
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