SanremoGli piace l'Italia, gli piace in modo particolare la "corsa rosa" e l'idea di correre una cronosquadre sulla pista ciclabile che da San Lorenzo a Mare porta a Sanremo lo diverte parecchio. «È una bella idea - dice lo spagnolo, che nel suo palmarès vanta già sei grandi giri -. È un modo bellissimo per promuovere un lungo tratto dedicato solo e soltanto alle biciclette, lungo quasi 18 km: una cosa bellissima in un posto bellissimo. Come sarà tecnicamente questa crono? Veloce ma non velocissima».
Sanremo e la Liguria non potevano strappare spot migliore, da uno spagnolo che adora il nostro Paese. «Sto bene, ho voglia di correre. Non vedo l'ora che la battaglia abbia inizio», spiega il madrileno di Pinto. «Cosa mi piace dell'Italia? Tutto. Mi sento come a casa. Qui si respira cultura per la bicicletta e il ciclismo. Il Tour? Grande, pure troppo».
E pensare che la prima volta poteva essere anche l'ultima. Ci arrivò di malavoglia. La sua Astana, quell'anno, si prese un secco "no" dagli organizzatori del Tour per la questione legata all'Operacion Puerto, il caso doping più clamoroso dello sport del pedale e così, l'allora Team Manager Johan Bruyneel, pensò bene di chiamare il ragazzo di Pinto che era sdraiato placido in spiaggia e lo costrinse a salire in bicicletta. Albertino arrivò a Palermo all'ultimo momento, ma in quel Giro arrivò primo: «e fu amore a prima vista», ammette lui.
Ma non ditegli che questo Giro è già in cassaforte: «Ho lavorato tanto, tutto l'inverno, per preparare questa corsa. Sapete tutti quanto tenga al Giro e quest'anno mi piacerebbe anche centrare l'accoppiata Giro-Tour, che nessuno ha più centrato dal '98, anno di Marco Pantani».
Se gli chiedete quale sia il ricordo più brutto che ha della "corsa rosa" non ha dubbi. «La morte di Wouter Weylandt». Il più elettrizzante: «piazza del Duomo, nella cronometro di Milano al termine del Giro 2011. Indimenticabile». Ha le idee chiare, lo spagnolo. E sa perfettamente anche quello che lo aspetta. «Mi sembra che il Giro di quest'anno sia duro ma non durissimo. Ma proprio per questo sarà una corsa piena di trabocchetti, perché se si aspettano le salite finali, secondo me succederà molto poco. Questo è un Giro disegnato per andare all'attacco, per dare spazio alla fantasia: una cosa che a me non è mai mancata».
Nibali, che troverà al Tour, non ha mai nascosto di non amare troppo la cronometro di Valdobbiadene, troppo lunga e pianeggiante. Per il siciliano trionfatore della Grande Boucle, una crono che potrebbe condizionare eccessivamente tutta la corsa. «Vincenzo non ha torto, quella giornata sarà determinante. Lì si scriverà gran parte della storia di questo Giro. In ogni caso il percorso è meno duro di quello che pensavo. La salita va su a strappi, non serve uscire di sella. In assenza di pioggia anche la discesa non è tecnica».
Sereno e tranquillo come pochi, Alberto Contador sa perfettamente che saranno in molti a volergli rovinare la festa, ma la qualità di Alberto non è solo quello di avere gambe forti, ma soprattutto una grande testa.
«Per me non sarà una vacanza, ma non lo sarà nemmeno per Richie Porte, Rigo Uran e Fabio Aru, questo è chiaro. Saranno tre settimane molto dure e difficili. Spero, alla fine, piene di soddisfazioni. Questo è un Giro che voglio vincere, prima del Tour».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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