
È la partita della vita. La più importante. E proprio lui non sarà in panchina. «Avrò due cuori, uno per il campo e uno per la tribuna»: si legge sul viso di Conte tutta la tensione che sta consumando una città intera. Un senso di repressione infinita, una voglia di scoppiare che però va tenuta a bada perché non è come due anni fa, con quello scudetto spallettiano vinto in carrozza. C'è l'ultimo appuntamento contro un Cagliari che promette l'impossibile pur di non far festeggiare il Maradona e Partenope tutta: rivalità e concetti difficili da metabolizzare, ma è così e quindi che partita sia con tutte le sorprese che ci riserverà il catino di Fuorigrotta.
Il tecnico del miracolo azzurro si accomoderà in tribuna: «Ho piena fiducia nello staff e nei giocatori» ma rosica perché per l'ultima gara aveva in testa ben altro. Ammesso che sia l'ultima della stagione e l'ultima in azzurro, perché ci sono il rischio di uno spareggio e l'incubo Juve che i tifosi non riescono a scacciare: «Troppa pressione quest'anno, troppa» sembrano messaggi evidenti, nemmeno tanto cifrati, come a dire non ce la faccio a resistere e portare questo peso enorme sulle spalle. Il peso di una squadra depauperata a gennaio, di una società sorda ad alcune sue richieste, di una piazza che s'è abituata bene e chiede di vincere: anche ieri dopo l'allenamento, Conte è sceso dall'auto per foto e autografi con i tifosi presenti a Castel Volturno, nessuno gli ha chiesto di vincere, tutti gli implorano di restare. E lui? Zero parole, solo tanti sorrisi che giustificano l'ottimismo di quanti sono certi che il futuro non è ancora scritto: in effetti sembrerebbe così e comunque la parola fine non ci sarà se non dopo l'incontro con De Laurentiis a inizio della prossima settimana. L'allenatore farà un bel po' di richieste (un top-player per reparto e almeno altri quattro-cinque elementi di spessore, aumento del tetto d'ingaggio, un settore giovanile come si deve), le risposte del presidente saranno decisive: se lo accontenta, resta.
Intanto però c'è questo scudetto da afferrare, piloterà il suo vice Stellini in panchina: i precedenti fanno coraggio, quando l'ex difensore ha preso il posto di Conte tra serie A e Coppe, sette vittorie, un pareggio e nessuna sconfitta. «Non è il più bravo o il più forte a vincere lo scudetto ma chi lo merita di più, noi siamo alla fine di una percorso entusiasmante, possiamo trasformare la stagione da ottima in superlativa.
Non sono uno specialista di finali, ne ho perse sei in carriera ma questa la voglio vincere per la città che non ci ha mai lasciato soli. Rispetto degli avversari, massima attenzione in fase difensiva e offensiva: ho detto ai ragazzi che questo lavoro va finito».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.