
«C'è una cosa che non rifarei: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l'innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché i rischi del dibattimento sono alti». Parla così Antonio Conte a «La Gazzetta dello Sport», in attesa della sentenza del processo sportivo di secondo grado sul calcioscommesse. «Certo - prosegue il tecnico - non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce».
Alla domanda se abbia fiducia nei giudici, Conte risponde: «Sì, sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un'ingiustizia. Ho la coscienza a posto, non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me. Sbaglio o parliamo di un giocatore che ha ammesso di aver truccato partite per anni?», domanda il tecnico alludendo al suo accusatore Filippo Carobbio. «Il fenomeno del calcioscommesse va stroncato. Ma non si può squalificare una persona senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Nei giudici ho fiducia, nel sistema meno».
Conte parla anche della perquisizione. «Gli avvocati mi hanno spiegato che quello era un atto dovuto, ma questo non lenisce una ferita che resterà aperta per tutta la vita». E sulla famosa riunione tecnica si difende così: «Accusa infondata. Sarei stato così fesso da rendermi ridicolo e ricattabile da 25 giocatori?». Secondo la giustizia sportiva il patteggiamento di Cristian Stellini, ex collaboratore di Conte, è la prova che anche lui sapeva: «Stellini mi ha tenuto all'oscuro perché sapeva bene quale sarebbe stata la mia reazione. Mi sono arrabbiato molto con lui perché mi ha danneggiato».
L'insegnamento: «Una cosa così può capitare a chiunque. Quando tutto sarà finito penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa.
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