Milano - Fuori i salvagenti: per l'Italia, per i giocatori, per il pubblico, fors'anche per il calcio se si giocherà. Invece sono finiti i salvagenti per Balotelli: quel ciao vai pure, pronunciato da Conte con sospetta indifferenza, è il segnale di insofferenza reciproca. Ha nuovamente fallito Balotelli con la sua spocchiosa superficialità, ma Conte ha sprecato l'occasione. Non aveva voglia di insistere, al di là delle ragioni ufficiali che parlano di infiammazione pubica. E infatti lo ha fatto capire a tutti, nemmeno una parola di incoraggiamento. Gelido: «L'ho valutato, così come ho valutato i nuovi. Inutile trattenere uno che non può allenarsi». Punto e tanti saluti.
E Italia nostra oggi se la gioca con la Croazia, armata della vena di Zaza e Immobile, non proprio due siluranti negli ultimi tempi. Partita che vale mezza qualificazione agli europei e magari aiuterà Conte nel costruire la sua macchina da guerra (copyright del ct). Si dice che lo stadio di San Siro non tradisce mai la nostra nazionale, ma stavolta non ha proprio una bella faccia. Su Milano nuvoloni neri, sul campo pozzanghere da gita in barca. San Siro si era preparato per la festa, 63mila biglietti venduti, numeri che di questi tempi Milan e Inter si sognano. Dici nazionale e la gente spera nella bocca buona, visto l'asprigno servito dalle squadre di club.
Augurabile anche per la nazionale di Conte: servono salvagenti per non complicarsi la vita nel girone. «Siamo due difensivisti» ha fatto sapere Niko Kovac l'allenatore croato, ex allievo di Trapattoni ai tempi del Salisburgo. E, certamente, l'etichetta non avrà fatto piacere al nostro ct.
Ma forse val la pena seguire il consiglio: la Croazia, viaggia a punteggio pieno come gli azzurri, ha una media di tre gol segnati a partita e nessuno subito. L'Italia ne ha realizzati 5 e subiti 1. Senza dimenticare che da 72 anni gli azzurri non battono i croati: non sempre i numeri dicono quel che dice il pallone, ma bisogna starci attenti.
Squadra con tanti gregari e poco talento, esattamente l'opposto della Croazia. Ma Conte ci crede. «Sono curioso di vedere quale risposta daremo». Buffon, che lo ha accompagnato nella conferenza stampa, si è dimostrato più realista. «La Croazia è due gradini più in alto della Norvegia. Ma non vincevamo da quelle parti, da quando si cucivano i palloni a mano». Come vedete, statistiche e numeri vanno sempre girati dalla propria parte. Serve vincere, discorso semplice e semplicistico. Ma il ct, che ieri nelle parole è stato un vero catenacciaro, si è buttato l'ipotesi dietro le spalle, neppure fosse un Prandelli vecchio stile o un Cruyiff d'altri tempi. «Non bisogna per forza vincere per essere soddisfatti. Mi attendo risposte di crescita: una grande prestazione e un successo». Roba da rovinargli l'estetica del naso. Non a caso quando gli è toccato pensare agli effetti pratici della partita di oggi è tornato sui vecchi discorsi. «Ragionare da squadra». «Umiltà e orgoglio. Tanta ambizione». Buffon, da portiere essenziale, anche stavolta ha riassunto con efficacia: «Vogliamo convincere e convincerci che la nazionale italiana c'è ancora».
Non è l'inizio di un cammino, ma un passaggio stretto e pieno di trabocchetti. La Croazia su campo perfetto potrebbe agitare il talento che all'Italia manca e davanti al quale l'Italia rischia di andare in affanno. Il tempo sta dalla parte azzurra (poi c'è il discorso di Genova per martedì contro l'Albania) ma questa deve essere una nazionale pronta a tutto inseguendo sogni. Così come l'ha descritta, come la pensa il ct, dovrebbe somigliare sempre più ad una armata. «Per ora viaggiamo rasoterra, stiamo belli compatti. Passiamo la qualificazione. Poi, quando saremo all'europeo, spero di creare una piccola macchina da guerra per toglierci soddisfazioni».
E mentre Buffon ha recitato il «stringiamoci a corte» per dare una mano a quest'Italia sott'acqua, la nostra polizia dovrà tenere guardia alta con gli ultras croati: gruppetti di 500-600 persone pronte a guerreggiare gli uni contro gli altri. Guerra fra di loro, non contro gli italiani, ma sempre guerra. E difficilmente basteranno a fermarli le macchine da guerra pedatorie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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