Clarence Seedorf si è difeso da solo. Rischiando un clamoroso incidente diplomatico con la società, rimasta all'oscuro della sua iniziativa («iniziativa fuori degli schemi») di convocare nel pomeriggio di ieri, in un albergo del centro, una tv e un quotidiano sportivo, per dettare la propria disperata arringa tutta tesa a ricucire i rapporti col club e con lo spogliatoio e lucidare i numeri del proprio mini-ciclo. L'ha fatto per uscire dall'isolamento nel quale si è ritrovato dopo la sconfitta con la Roma e lo scivolone in classifica al decimo posto, dietro Verona, Torino, Lazio e lo stesso Parma a pari punti d'accordo ma con una migliore differenza negli scontri diretti. Non ha parlato il presidente Berlusconi, impegnato nella campagne elettorale, non ha parlato Galliani, ligio alle disposizioni arrivate da Arcore, non hanno parlato i giocatori che pure ai tempi di Allegri si spesero per il tecnico, ha parlato invece lui, il diretto interessato. Seedorf si è lanciato in una difesa convinta di Balotelli, innanzitutto, poi del proprio lavoro e del futuro ormai compromesso bollando come "falsità mediatiche" le ricostruzioni giornalistiche di queste ultime settimane che hanno riferito del gelo tra lui e il presidente e dell'intenzione del club di porre fine al rapporto a fine stagione. Appena è arrivata all'ufficio stampa del Milan la notizia dell'intervista organizzata dallo staff personale dell'olandese, è scattato l'allarme. Una sola parola fuori posto avrebbe potuto comportare provvedimenti clamorosi (addirittura l'esonero per giusta causa) lo scenario preparato da alcuni boatos. Non c'è stato bisogno di registrare lo sfogo: non ci sono stati veleni.
Seedorf, andando contro natura rispetto alla sua vocazione, si è asserragliato nel fortino di Milanello lanciando secchi d'acqua sulle fiamme che hanno preso a salire fino a raggiungere la sua panchina. «Ho un rapporto con Galliani che va oltre il calcio, in Brasile ci siamo incontrati più volte con le rispettive famiglie. Io non voglio il posto del presidente, o di Galliani a cui ho chiesto la vicinanza, i suoi consigli sono sempre i benvenuti, io voglio fare l'allenatore del Milan» il primo tentativo di ricucire con l'ad designato da Berlusconi a gestire la parte sportiva della società. Ancora più convinta e decisa, fino a polemizzare ancora con i media e Sky, la difesa di Mario Balotelli. «La sua crescita c'è stata» la convinzione del tecnico avvitata sui numeri dei gol («ha segnato più di altre stagioni»), sui comportamenti con gli arbitri e i propri sodali, «quella scena l'ho vista migliaia di volte sui campi di calcio», la spiegazione didascalica di Seedorf che ha garantito di aver dato spiegazioni sulla sostituzione dell'Olimpico e di avere con Mario «un ottimo rapporto da adulto ad adulto».
«Le critiche costruttive gliele faccio in privato, i giornalisti italiani non lo hanno aiutato» la sua frecciata. Difeso, con i denti, anche il famoso modulo rivoluzionario, con i 3 tre-quartisti schierati dietro la punta. «Le formule non hanno grande importanza: in pratica giochiamo con un 4-4-1- con due ali come Honda e Taarabt, una riedizione dello schieramento con Boban e Savicevic» la confessione pubblica partorita altrove. Solo su Pazzini, centravanti al fianco di Balotelli, e probabilmente su Abate e De Sciglio, non è disposto ad arretrare di un centimetro. «Apprezzo tantissimo Pazzini e se entra nell'ultima mezz'ora e fa la differenza, allora è molto meglio. Non sono chiuso ma ora abbiamo trovato l'equilibrio» che vuol dire se ne riparlerà la prossima stagione.
Ultima difesa con le unghie: il rapporto con lo spogliatoio: «Io sono uno che era considerato in tutto il mondo il segreto per far funzionare il gruppo». Giocare in difesa, invece che sferrare attacchi, gli ha salvato, per ora, la panchina e il derby. Non gli garantirà il futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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