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Una coppa diversa, non un'altra storia

Poteva essere l'inizio di una grande avventura, restano solo ricordi

Una coppa diversa, non un'altra storia

Gentili Franco Carraro e Luca Cordero di Montezemolo. Non so dove e che cosa stiate facendo oggi, lunedì, otto di giugno del duemila e venti. Sicuramente impegni importantissimi. Ricordo benissimo, invece, dove che cosa stavate facendo venerdì otto di giugno, millenovecentonovanta, alle 6 del pomeriggio. Sudori e tensione, telefonate e fermento. Era il Vostro e il nostro grande giorno, l'apertura del mondiale italiano, Argentina contro Camerun, finalmente l'attesa di tre e più anni andava a concludersi con la partita inaugurale, a Milano. Lo stadio di san Siro era pieno di popolo e di luce, quattrocento favolose modelle sfilarono per le migliori griffe italiane, uno spettacolo giovane, fresco, veloce; in tribuna, accanto ad Havelange e Blatter, Cossiga e il suo collega argentino Menem con altri rappresentanti istituzionali delle nazioni coinvolte nel torneo. Per la prima e unica volta, nella storia del mondiale, il presidente dello Stato ospitante non pronunciò il discorso inaugurale. Saltò il collegamento radio e telefonico dei delegati Fifa, tra spogliatoio, campo e tribuna, Francesco Cossiga si alzò inutilmente tre volte, per leggere le poche righe da cerimoniale. Mancava l'ok Fifa, fu Paolo Taveggia a sbloccare la situazione, con Paolo Casarin dettero il via all'arbitro Vautrot, la trasmissione in mondovisione non consentiva rinvii ulteriori, football e basta. Havelange, non informato, commentò: «Finalmente un mondiale senza parole della politica». Fu il segnale italiano di una coppa diversa da quelle precedenti e quelle successive, fu una avventura vissuta tra professionisti diventati poi amici, uniti e coinvolti, come tutto il Paese, verso lo stesso obiettivo. Fu la grande occasione per dimostrare le valenze dell'Italia, la capacità organizzativa, la qualità di tutto il gruppo al lavoro. Avrebbe potuto essere l'inizio di una nuova grande avventura per il Paese, sfruttando il patrimonio umano e professionale e le strutture create, a parte gli abusi e gli errori sui quali molto è stato scritto e detto e indagato. Le pepite di quella miniera sono state dimenticate in cantina o finite in discarica, l'anniversario viene celebrato dalle note di Un'estate italiana, con le voci di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato e dagli aneddoti curiosi e nostalgici di chi partecipò a quel meraviglioso viaggio. Trent'anni dopo, quel treno dei desideri è vuoto di passeggeri e affollato di ricordi.

Ma il vostro viaggio continua.

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