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Con coraggio ci siamo ripresi quello che era nostro

Quella dell'industria motociclistica italiana è una storia di successi, cominciata nella prima edizione del Mondiale velocità, datata 1949

Con coraggio ci siamo ripresi quello che era nostro

Quella dell'industria motociclistica italiana è una storia di successi, cominciata nella prima edizione del Mondiale velocità, datata 1949, con i titoli della Mondial in 125 e della Moto Guzzi in 250, mentre nella stagione successiva la Gilera si impose in 500 con la sua 4 cilindri. E le vittorie continuarono ad arrivare copiose fino al 1957, anno in cui si divisero il bottino nelle quattro categorie. Al termine di quel campionato e di un decennio di successi commerciali, preoccupate dai costi delle competizioni e dalla diffusione di massa dell'automobile destinata a ridurre il mercato moto, le tre Case sopracitate si accordarono per il ritiro dalle competizioni. Rimase la MV Agusta, che nel 1958 si aggiudicò il titolo in tutte e quattro le cilindrate. Un trionfo per il Conte Agusta e le sue moto, che tutti associano a Giacomo Agostini, vincitore di ben 15 titoli mondiali, 13 dei quali con la moto italiana. L'uscita di tre aziende così ricche di storia favorì l'arrivo al Mondiale Velocità delle Case motociclistiche giapponesi, Honda, Yamaha e Suzuki, che negli Anni Settanta arrivarono a monopolizzare i Gran Premi con i loro motori a 2 tempi. Prima che ciò avvenisse toccò all'industria inglese cercare di contrastare la nostra, con scarso successo, così che nel 1968 al Gp d'Italia a Monza le prime cinque moto classificate nella 500, classe regina di allora, erano tutte italiane (MV Agusta, Benelli, Paton e LinTo). Sono passati più di cinquant'anni prima di poter ripetere una simile impresa, dopo un lungo dominio giapponese finito solo con il passaggio dalla 500 alla MotoGP ed il ritorno ai motori a 4 tempi.

Ma oggi possiamo gioire per come Ducati e Aprilia, marchio sportivo del Gruppo Piaggio, quello della celeberrima Vespa, del quale fa parte anche Moto Guzzi, si siano imposte nella massima categoria del motociclismo, dove la sfida tecnologica è più impegnativa così che molti competitor di peso preferiscono tenersene alla larga.

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