Coronavirus

Coronavirus, Drogba dal cuore d'oro: mette a disposizione il suo ospedale per i test

Didier Drogba ha deciso di utilizzare il suo ospedale in Costa d'Avorio come struttura per lo screening del Covid-19: "Adesso spetta allo Stato renderlo funzionale", le parole della direttrice della sua fondazione

Didier Drogba
Didier Drogba

Didier Drogba è stato un attaccante formidabile, uno dei più forti in circolazione tra il 2005 e il 2015 che ha realizzato caterve di gol con le maglie di Chelsea e Marsiglia. Il 42enne di Abidjan, però, ha deciso di segnare la sua rete più bella con un gesto di grandissima umanità: mettere a disposizione della comunità ivoriana il suo ospedale che diventerà un centro per gli screening contro il coronavirus.

Purtroppo il Covid-19 è arrivato anche in Africa e finora in Costa d'Avorio si sono verificati 533 casi di positività e fortunatamente solo quattro decessi. Il suo ospedale, situato ad Attecoubé, un quartiere popolare della sua città natale, non era ancora entrato in funzione ma lo sarà in questo periodo di crisi:"Adesso spetta allo Stato renderlo funzionale", ha sottolineato Mariam Breka, direttrice della fondazione Drogba.

L'attaccante ivoriano nei giorni scorsi si era scagliato, insieme agli ex colleghi Samuel Eto'o e Demba Ba, contro due medici francesi che durante una diretta televisiva avevano parlato così circa il vaccino per tentare di arginare il coronavirus: "Bisognerebbe testare il vaccino in Africa dove non hanno mascherine e rianimatori".

Queste parole avevano suscitato la rabbia dell'ex attaccante del Chelsea: "È assolutamente inconcepibile che dobbiamo continuare a sopportare. L'Africa non è un laboratorio di test, non prendete gli africani come cavie. È disgustoso I leader africani hanno la responsabilità di proteggere i loro popoli da cospirazioni così orrende”.

Ancora più duro l'ex attaccante di Inter, Barcellona e punta di diamante del Camerun Samuel Eto'o che aveva usato termini più duro per commentare le parole dei due medici francesi in questione, Paul Mira, capo del servizio di rianimazione dell’Ospedale Cochin di Parigi, e Camille Locht, direttore dell’Inserm: "Figli di p..., siete solo m..., l'Africa non è il vostro parco giochi, non siamo della cavie!".

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