Il cortocircuito di Conte. L'uomo sempre in fuga ora viene mandato via

Troppo stress, ricorda la parabola di Sacchi. Dopo Juve, Italia, Blues e Inter, triste epilogo con gli Spurs

Il cortocircuito di Conte. L'uomo sempre in fuga ora viene mandato via

End of an era, fine di un'era. Così scrivono gli inglesi. La storia di Conte made in London va a conclusione e per la prima volta non è lui a lasciare ma il datore di lavoro a liberarsene. Fine di una carriera strepitosa di un professionista serio, scrupoloso, ossessivo, maniacale e, proprio per questo, raramente, se non mai, portato al dialogo, alla comprensione, modificando il proprio credo calcistico. Antonio Conte ha bruciato tutte le proprie energie come accadde a uno dei suoi docenti, Arrigo Sacchi, vittime del logorio del football moderno e non più capaci di migliorare il proprio enorme bagaglio e patrimonio professionale. Conte ha ripetuto se stesso, pensando di ottenere gli stessi risultati raggiunti con Juventus, Chelsea, Inter e nazionale azzurra ma ha perso di vista lo scenario nel quale muoversi e puntualmente è entrato in crisi con lo spogliatoio e con la dirigenza. Il tono e le parole dell'ultima conferenza non sono giustificabili per un grande professionista, gli attacchi alla storia di margine del Tottenham hanno calpestato la finale di Champions del 2019 e comunque l'immagine di una società, del presidente Daniel Levy e dell'azionista di riferimento Joe Lewis, che sono tolleranti ma non al punto di dover accettare gli insulti.

Conte sta attraversando un periodo critico per vicende personali, il colossale investimento finanziario bruciato dal faccendiere Bochicchio non verrà risarcito e questo è un colpo pesante anche per chi ha guadagnato cifre importanti in questi dieci anni di carriera tra Italia e Inghilterra, nei club più illustri. L'uomo Antonio non è in linea con l'allenatore Conte, il conflitto, se si può definire così, lo ha portato a scelte arroganti, senza alcuna riconoscenza nei confronti di chi lo aveva educato alla professione, invece isolandolo nel suo condominio di affetti e parentele, senza alcuna spiegazione se non quella del carattere introverso e superbo. L'epilogo è una sconfitta del suo ego smisurato, l'eventuale indennizzo che potrebbe ricevere dal club questa volta non può essere paragonato alle vie di uscita ottenute in precedenza, soprattutto a Milano, grazie alla generosità dell'Inter. I club della Premier League che fino a due anni fa avrebbero avviato una gara per assumerlo, oggi si tengono a distanza dallo stesso. Scaricare sugli altri le proprie responsabilità non è stato un segnale di grande dignità, il licenziamento per giusta causa sarebbe stato anche praticabile, considerata la pesantezza delle critiche, anzi delle accuse.

Fuori dalla coppa d'Inghilterra con lo Sheffield United, squadra di seconda divisione, fuori dalla Champions senza avere segnato un gol con il Milan, in fragile e precaria posizione in Premier (quarto, ma Newcastle e Brighton pronte a scavalcarlo nei recuperi), il destino è segnato e il futuro non è più glorioso.

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