Così Mauri "comprava" le partite La Lazsio brucia un'altra bandiera

Gli inquirenti: "Era il punto di riferimento degli zingari. Concordò i risultati con Lecce e Genoa, sempre per vincere"

Così Mauri "comprava" le partite La Lazsio brucia un'altra bandiera

Prima Chinaglia, poi Giordano e Manfredonia, quindi Beppe Signori. E ora un’altra bandiera della Lazio finisce in prima pagina per magagne giudiziarie. Due settimane fa esultava sotto la curva dopo aver segnato il 3-1 all’Inter, oggi è in carcere a Cremona. Amara e rapidissima parabola quella del 32enne Stefano Mauri, colonna del centrocampo laziale, che in risposta alle rivelazioni del pentito Carlo Gervasoni appena un mese e mezzo fa professava la sua innocenza dopo l’interrogatorio in Figc: «Mi hanno fatto molte domande, sono sereno e devono esserlo anche i tifosi». A dar retta alle carte giudiziarie che lo portano in cella, però, non era il caso di star tanto tranquilli. Letterale: «Mauri Stefano, giocatore della Lazio, manifestava la sua costante disponibilità, a favore del gruppo degli «zingari», ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite della Lazio nell’ambito del campionato 2010-11, favorendone la vittoria anche per una migliore posizione in classifica». I match che il vicecapitano avrebbe contribuito a manipolare sono gli ultimi due della scorsa stagione: Lazio-Genoa 4-2 e Lecce-Lazio 2-4.
A inguaiare il centrocampista, l’amicizia con l’ex calciatore Alessandro Zamperini che l’avrebbe «messo in contatto» con due figure di vertice degli «zingari», l’ex calciatore Almir Gegic e il macedone Hristiyan Ilievski, «tuttora latitanti». Con «alcuni degli associati», a ridosso delle due partite incriminate, infatti Mauri intrattiene una «fitta rete di rapporti», sia diretti che telefonici. E per questi ultimi il calciatore non usa la sua sim bensì una intestata alla fidanzata di Luca Aureli, suo amico e titolare di un’agenzia di betting a cui «Mauri ed altri associati si appoggiavano per le scommesse illegali». Il telefono «dedicato» per la procura è la dimostrazione «inconfutabile» che Mauri abbia «utilizzato una scheda riservata e coperta con la finalità di eludere le investigazioni». E a riscontrare le accuse contro il laziale messe a verbale da Gervasoni, per gli inquirenti, ci sono appunto anche le telefonate e i tabulati tra Mauri e altri «associati». Insomma, per le combine con Genoa e Lecce «il referente della Lazio è Mauri, che s’incontra a Roma con Ilievski e Zamperini e che s’incontra a Lecce, quantomeno con lo stesso Zamperini, come ammesso con ambiguità e reticenze anche da quest’ultimo».
Per avere un’idea del traffico telefonico incriminato basta leggere tutto d’un fiato questo passaggio dello Sco della polizia: «Dopo che Ilievski era atterrato a Roma il 14.5.2011, intrattenendo subito una serie di rapporti telefonici con Tan Seet Eng (il boss singaporiano dell’organizzazione), lo stesso giorno alle 10,14 Mauri inviava sms a Zamperini che dopo aver parlato con Ilievski alle 11,39, mandava un sms a Gervasoni e poi a Mauri alle 11,40. A partire dalle 12,10, presumibilmente fino alle 15,20, Zamperini e Ilievski si trovano assieme a Roma. Tra le 12,42 e le 12,45 i due predetti si trovano presso il Centro Sportivo della Lazio, ove si incontrano con Mauri per definire gli accordi. Quindi Zamperini e Iliesvki si spostano presso l’albergo di Roma che ospitava i calciatori del Genoa, dove sicuramente Ilievski si trovava alle 13,04 e nell’occasione si incontrano con il Milanetto. (…) Dopo che il 18 maggio 2011 vi erano stati scambi di sms tra Zamperini e Mauri, e una telefonata tra Zamperini e il calciatore Ferrario del Lecce, il 19 maggio vi erano numerosi contatti tra Ilievski e Zamperini». C’è anche uno strano incontro, dieci giorni dopo Lazio-Genoa, tra Mauri e il genoano Milanetto (considerato referente ligure per la combine) in un hotel di Modena, dove quel giorno soggiorna anche un tale Andrej Horvath, ritenuto un «alias» degli «zingari».
Oltre alle due partite citate la disponibilità offerta al sodalizio sarebbe stata più estesa. Gervasoni aveva dichiarato al pm che «era stato Zamperini, molto amico del primo (Mauri, ndr), a chiedergli se conoscesse qualcuno disposto a “finanziare“ la sconfitta di “una squadra qualunque“ nei confronti della Lazio, in sostanza per poter sfruttare economicamente queste possibili entrature». Un punto dal quale per gli inquirenti «emerge con evidenza che non può essere stato che l’amico Mauri a rappresentare a Zamperini l’esigenza della Lazio, e che questi così l’aveva messo in contatto con Gegic». A quel punto, ipotizza la procura, il centrocampista viene a conoscenza «dell’esistenza di un gruppo criminale disposto a corrompere, tra gli altri, i giocatori delle squadre che la Lazio doveva incontrare».

E Mauri finisce per offrire «a Gegic, Ilievski e soci una disponibilità permanente in tal senso, un punto fermo sul quale il gruppo può contare». Quello che i tifosi della Lazio già pensavano che Mauri fosse. Ma in campo.

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