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Il mio bimbo

Così Mou ha definito Thiago Motta dopo il ko col Bologna. Simili per carattere, lontani per il gioco. Juve, Milan, Inter: l'oriundo piace a tutti

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«Bambino mio» non per età ma per affetto, per rivedersi insieme nel passato e rendere il presente meno amaro. Mourinho il maestro e Thiago Motta il bambino, all'epoca anni 27, insieme nella stagione del Triplete e proprio per questo uniti per sempre, almeno nel pantheon nerazzurro.

Cosa può valere una sconfitta, per quanto netta e secca come quella di domenica? Poco per Mou, che per gli ammiratori resta Special al di là dei risultati; tanto per l'allievo Thiago, ormai pronto per panchine importanti, ma intanto impegnato a riportare in Europa la squadra che un tempo faceva tremare addirittura il mondo. Thiago Motta ha costruito un giocattolo tanto bello che Mourinho arriva a invidiargli persino Moro. Non Zirkzee, che oggi sarebbe facile per tutti, ma che finché non c'era lui, nessuno sapeva chi fosse. È cresciuto al Bayern, ma per dire è stato anche al Parma. Arriva Thiago e Zirkzee s'impone, la stella Arnautovic in panchina e poi venduta. E il Bologna vola. La sconfitta col Milan alla prima giornata, poi punti quasi ovunque, la rabbia contro la Juventus, la rimonta con l'Inter, la bambola alla Roma.

Quarto in classifica. Un miracolo sportivo come la salvezza a Spezia. A proposito, geniali a Levante: avevano Thiago sotto contratto e l'hanno mandato via. Un anno e mezzo e 4 allenatori dopo sono in fondo alla classifica, ma di Serie B. Thiago gioca tutto un altro calcio da Mourihno, che divertente non è stato mai, se non tifavi la sua squadra e ti bastava il risultato. Thiago, il suo «bambino», così l'ha definito il portoghese dopo il ko di domenica, spesso invece fa spettacolo, e quasi sempre anche risultato. Dicono che da Mourinho abbia preso la postura, di certo dal maestro ha ereditato la capacità di appiccicarsi con gli arbitri e di attaccare il Var. Mai un'intervista one to one. Il self marketing per ora lo lascia ai risultati, quando farà il salto anche lui dovrà adattarsi.

In estate lo voleva il Napoli, seconda scelta dopo Italiano (Garcia era la quarta). Ha incontrato De Laurentiis, cui pare abbia chiesto, sapendo dell'addio di Giuntoli: ma il diesse chi sarà? Ci sono io, non ti basta? la risposta di ADL. Evidentemente no, vista com'è andata.

Thiago Motta sarebbe l'ideale sulla panchina dell'Inter, nel nome del Triplete, ma ora Inzaghi chi lo schioda? Servirebbe al Milan e alla Juventus, a volersi dimenticare del passato nerazzurro (che poi sono 2 stagioni e mezzo, appena 83 partite). Ha cominciato a studiare da allenatore a Parigi, nelle giovanili del PSG dove ha finito la carriera da calciatore, prima di prendere la laurea in Italia. E a Parigi potrebbe tornare, se nemmeno Luis Enrique avrà tempo per fare fruttare gl'investimenti del Qatar. Quale che sarà, la prossima sarà una panchina di sicuro importante.

Nel frattempo, Bologna sogna e si gode il suo «bambino».

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