
L'anno orribile del Milan si conclude con una serata colma di dura contestazione e fischi. La protesta della curva sud, cominciata davanti agli uffici di casa Milan nel tardo pomeriggio (in tremila) con striscioni e cori polemici nei confronti dell'attuale management rossonero (da Furlani a Ibra, Scaroni e Moncada invitati a dimettersi) si è conclusa con la marcia mesta verso San Siro e poi l'abbandono di San Siro dopo 15 minuti durante i quali sono arrivati anche i cori favorevoli a Paolo Maldini. Da uno striscione pubblicato fuori da San Siro si capisce anche il motivo della protesta (La costituzione di parte civile un'assurda porcheria, dovreste pagare voi i danni a tutta la tifoseria). Persino una divinità del tifo milanista come Franco Baresi, il capitano per intere generazioni, con un ruolo di rappresentanza nel club e non certo operativo, finisce coinvolto nelle critiche. In questo clima di profonda depressione collettiva, nemmeno l'intervento di Giorgio Furlani, l'ad rossonero, per il tono dimesso usato e per le stringate espressioni utilizzate, riesce a spazzare via le nuvole. Sul ds scelto (Tare) si limita a dire «faremo annunci la prossima settimana»; sul mancato arrivo di Antonio Conte si concede all'auto-critica «ne abbiamo fatti tanti di errori, non solo uno»; sul prossimo mercato spiega la linea «dobbiamo fare aggiustamenti della rosa» e infine sul rischio di dover cedere - per mancanza di Champions - un pezzo dell'argenteria come l'olandese Reijnders (voci sul Manchester City) premiato come miglior centrocampista della serie A, cancella a parole i timori. Spiega: «Per come siamo messi nei conti non abbiamo necessità di vendere». Capiremo dalle prossime mosse se c'è da fidarsi di questa garanzia.
Conceiçao, squalificato, si congeda confermando le sue discusse idee che vedono ancora una volta fuori dallo schieramento iniziale Fofana, Theo e Leao a favore di Jovic (poi sostituito da Camarda nella ripresa con qualche lampo del giovanotto), Loftus Cheek e Joao Felix. Il Monza a fine primo tempo firma l'1 a 0 di Keita annullato per fuorigioco in partenza: sarebbe stata la 26esima volta in svantaggio per il Milan. Inevitabili i fischi dello stadio. È anche questo uno dei segni distintivi di una stagione fallimentare soprattutto sul piano tattico e strategico.
Che poi ci siano responsabilità anche di alcuni esponenti del gruppo (Theo e Leao tra questi) è fuor di dubbio. Il risultato finale (2 a 0, gol di Gabbia di testa su angolo di Chukwueze e Joao Felix su punizione dal limite) è l'unica nota lieta di un altro sabato da dimenticare.