Inter, Juventus e Milan. Basta il nome ed è già grande calcio a fine luglio. Il trofeo Tim di Bari, quest'anno caduto un mese prima del solito, ha fatto un primo check-up alla salute delle big italiane. Prima di tutto fisico, in seconda battuta sotto il profilo del gioco nonostante il pessimo terreno di gioco del San Nicola. Alla fine l'Inter ha alzato la coppa, ottavo successo in 12 edizioni, ma i risultati in questo momento della stagione contano relativamente, anche se poi quando non vinci ci rimani male.
Come Antonio Conte dopo la partita contro l'Inter. Persa per 1-0, gol di Coutinho su errore di Lucio, i casi del calcio, eppure giocata bene. Può sempre andare peggio: con il Milan, pur vincendo, l'allenatore juventino ha perso per infortunio Pepe, Vucinic e Caceres (distorsione del ginocchio con rischio di interesse per i legamenti). Cattive notizie a parte, la Juventus è ripartita da dove si era fermata. Meccanismi oliati, che hanno esaltato i già ottimi Asamoah e Vidal oltre al giovane Masi. Lucio, al di là dello svarione, ha sbagliato tanto. Il torneo, semmai, ha confermato un vecchio problema, il cinismo: un gol in 90 minuti ma su rigore. Non è bastato un Vucinic già in forma campionato, almeno finché è rimasto in campo. Matri e Quagliarella, uomini mercato, continuano a non vedere la porta. Le condizioni del campo li giustificano solo parzialmente. Urge il famigerato top player.
Osservata a bordocampo da Sneijder, l'Inter, più avanti nella preparazione per il ravvicinato impegno di Europa League, ha carburato col passare dei minuti. L'assetto della squadra non è ancora definitivo, efficace davanti molto meno dietro. Coutinho è la notizia migliore per Stramaccioni: ha cercato di convincere l'ambiente che Lucas non serve con tante buone giocate. Bene anche Guarin, combattivo come al solito seppure troppo spesso costretto a fare il regista. Palacio ha fatto il Palacio contro il Milan, meno contro la Juve. Handanovic è già una sicurezza, vedi l'intervento su Quagliarella. Ma su lui c'era meno bisogno di conferme. Bene Silvestre, già integrato al centro della difesa.
Tutti aspettavano al varco il Milan orfano di Thiago Silva e Ibrahimovic. Allegri ha dovuto imbastire una formazione con quel che ha al momento, viste le assenze dei reduci dall'Europeo e Pato alle Olimpiadi. È il Milan dei giovani, con De Sciglio, Albertazzi e Ganz. Guidati da Ambrosini, i rossoneri si sono impegnati pur risultando inferiori ai rivali. Il gioco risente della mancanza di Ibra ma è più veloce grazie a El Shaarawy (gran gol nel derby). Interessante, soprattutto nella seconda partita, Traoré.
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