Udinese-Juventus è stata tante partite in una volta. È nata come la prima Signora del dopo Cristiano Ronaldo; quindi è diventata l'alba della nuova era nel segno di Dybala; poi è stata la gara della solita Signora distratta e tradita dalle mani di Szczesny; infine quella del CR7 ritrovato se il Var non avesse annullato in pieno recupero il suo gol vittoria per un fuorigioco millimetrico. Al fischio finale è la partita che segna la rivoluzione: anche Ronaldo può andare in panchina. Non era mai successo in tre anni. Ora sta a lui accettare, altrimenti diventa un assist per il suo addio.
Così Massimiliano Allegri riparte con una rimonta difficile da digerire e il tormentone Ronaldo. Perché quando il portoghese si siede in panchina, la lettura è univoca: CR7 è ai saluti con la Juventus. Che sarebbe anche la verità se ci fosse lo straccio di un'offerta recapitata alla Continassa. Al netto delle parole di Pavel Nedved: «Resta». Perché ufficialmente quella del portoghese è un'esclusione concordata tra tecnico e giocatore per una gestione ottimale del rientro in forma. Lo ribadirà anche Allegri a fine gara. Ma il rumore che fa è tanto anche perché arriva in coda a un'estate di non detto, in cui mai Cristiano ha preso posizione per dire «resto alla Juventus». Anzi, proprio le parole alla vigilia di Massimiliano Allegri che aveva rivelato l'intenzione di Cristiano di continuare l'avventura a Torino, secondo alcune ricostruzioni lo avrebbero indispettito. «Sul mio futuro nessuno mette becco», la traduzione. Queste le parole. Poi ci sono i fatti. Cristiano Ronaldo che partecipa al cooling break dispensando consigli, poi una mezz'ora con due colpi di testa: uno sbagliato, l'altro in rete cancellato dal Var. Resta il fatto che era dal 2003, dall'esordio in maglia United che non era titolare alla prima giornata di campionato.
Se non altro Udine diventa uno spartiacque: anche CR7 può andare in panchina. In tutto questo c'è stata anche una partita. Con e senza Ronaldo. La Juventus con Cristiano a guardare è scappata trascinata dalla Joya: gol da attaccante d'area di razza; lancio di quaranta metri per mandare in gol Cuadrado. Poi dopo un'ora e il primo erroraccio di Szczesny che regala il rigore dell'1-2 all'Udinese, entra il portoghese. La Juve in controllo è solo un'illusione, nonostante metta a referto anche i pali di Morata e Bentancur, perché solo un fuorigioco via Var nega un altro rigore all'Udinese (su Deulofeu). Si balla troppo al limite dell'area perché Ramsey davanti alla difesa non fa filtro, qui urge Locatelli. Poi ci si è messo pure Allegri con la difesa a tre e soprattutto i cinque cambi: «Era la prima volta, forse ho sbagliato». Quindi la seconda frittata di Szczesny che svirgolava un rinvio e permetteva a Delofeu di segnare a porta vuota. Il polacco, un incubo come le maglie della Signora, nel 2021 ne ha combinate troppe tra Juve e Nazionale.
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