Il Milan, il povero Milan di questi tempi, esce dalla Coppa Italia a testa altissima. Perché si piega ma non si spezza dinanzi alla Juve in inferiorità numerica per oltre un'ora di gioco. Rischia per una partenza disastrosa poi, nonostante la follia di Rebic, si sistema meglio, resiste nel primo tempo dominato in lungo e in largo, e nella ripresa non subisce più la Juve condannandola a un possesso palla inefficace. Anzi senza un attaccante, Pioli si fa vivo davanti appena entrano Leao e i più freschi dalla panchina, non certo i rinforzi insomma. La Juve sgabbia in finale grazie al discusso rigore dell'andata che i milanisti ancora contestano.
L'avvio da incubo del Milan rischia di considerare chiusa la sfida prim'ancora che cominci. Perché al di là del rigore (deciso da revisione al Var) provocato dal gomito malandrino di Conti e del successivo intervento pericolosissimo (piede ad altezza del viso) di Rebic (anche in questo caso il Var suggerisce a Orsato di usare il rosso) su Danilo, è la scelta arrendevole di Pioli che sorprende. Conti e Calabria soffrono le pene dell'inferno sui due fianchi opposti a Douglas Costa e Dybala che disegnano un tridente inedito con CR7 per la prima volta puntero centrale ma sono soltanto l'espressione simbolica della scelta arrendevole dei rossoneri mentre tutta la Juve è come liberata dai ceppi per srotolare geometrie e scambi ripetuti che sono da sempre il marchio di fabbrica del calcio di Sarri. Poi succede che dal dischetto lo specialista assoluto CR7 timbra il palo e così il Milan è come se investito da un tir si rialzasse senza nemmeno un graffio dopo essere rimasto in dieci al culmine dei primi 17-18 minuti che sono il peggior incipit del Milan di questa stagione. Anche sul piano fisico la differenza è clamorosa: rossoneri al passo, juventini a velocità sostenuta. Mentre la Juve comanda il gioco, monopolizza l'area di rigore rossonera, ma non ha grandi rimorsi in fatto di occasioni golose.
Fa discutere la prima sostituzione di Pioli (dentro Leao al posto di Bonaventura e non del deludente Paquetà che da ala destra è un pesce fuor d'acqua) in avvio di ripresa mentre la Juve comincia ad arrancare e allora Sarri inaugura il nuovo metodo: con 5 cambi a disposizione in tre slot, ne sostituisce tre in un colpo solo, modificando mezzo centrocampo (Rabiot e Khedira) più Douglas Costa tutto fumo e niente arrosto con Bernardeschi. Sorprende la metamorfosi della seconda frazione: la Juve cincischia e il Milan si difende, con una pedina in meno, in modo razionale e coraggioso, addirittura rischiando di beffare il rivale in un paio di circostanze dopo non aver mai pestato l'erba dell'area bianconera nel primo tempo.
Si libera raramente CR7, e non è solo questione di posizione centrale perche poi passa a sinistra senza concludere granché; Dybala partito a cento all'ora non ha più benzina per sprintare e Pioli puo ricorrere solo a Krunic e Colombo, un ragazzo della Primavera a dimostrazione plastica che anche la panchina rossonera è anni luce meno competitiva rispetto a quella del rivale.
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