Domenico Latagliata
Leonardo Bonucci è tornato a Torino per vivere serate come quella di martedì, zeppe di adrenalina e tensione ai massimi livelli: al Milan sarebbe servito tempo, alla Juve no. «Questa è casa mia. E lo Stadium è stato davvero il nostro dodicesimo uomo. C'erano un'atmosfera e un'energia diverse rispetto alle altre partite. È stato un bene anche che i nostri tifosi ci abbiano incoraggiato tutti insieme, a differenza di quanto era accaduto nelle ultime occasioni. Speriamo di vivere altre serate così».
C'erano state troppe critiche, dopo il ko di Madrid?
«Le parole le lasciamo agli altri. Quando la Juve non si comporta da Juve, tanti parlano e magari esagerano anche. Noi sapevamo che avremmo dovuto edare qualcosa di più per rimontare: abbiamo preparato il match in maniera perfetta. Va reso il giusto merito ad Allegri: ci ha fatto capire dove avremmo potuto vincere la partita».
Ovvero?
«Creando il più possibile gli uno contro uno sugli esterni e mettendo palla in mezzo. E infatti i gol sono arrivati in questo modo: Spinazzola, Cancelo e Bernardeschi sono stati fenomenali».
L'invenzione di Emre Can centrale difensivo quando vi è stata comunicata?
«Due giorni prima della gara, non di più. Lui è stato meraviglioso. Quando l'uomo, più ancora che il giocatore, tira fuori ogni energia che ha dentro di sé e anche qualcosa in più aggredendo, correndo ovunque e rubando palloni, tutto diventa più facile».
Oltre i gol, che tipo di apporto dà Ronaldo?
«Ti permette di aumentare in consapevolezza e fiducia. È un trascinatore, un leader. Come lo è Chiellini. La squadra segue il suo capobranco, sempre e comunque. Il bello della Juve è che, pur avendo cambiato tanti giocatori nel corso degli anni, ha mantenuto il proprio dna. E non molla mai, sapendo che c'è sempre da migliorare qualcosa».
Juve favorita, adesso?
«Teniamo i piedi per terra. La Champions è una competizione strana e lunga. Ci prepareremo al meglio per i quarti non mollando nulla in campionato, nonostante il vantaggio in classifica».
Qual è il messaggio finale?
«Le chiacchiere stanno a zero. Tanti hanno parlato, ma noi siamo abituati a fare parlare il campo e si è visto. Ci avevano già fatto il funerale, nel resto d'Italia. Ma noi abbiamo fatto capire a tutti cosa è la Juve».
Chi affrontare adesso?
«Non mi esprimo...».
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