L'orco Gelsomino Repesa esce dalla palude sotto la chiesa di San Michele e mangia la dote istriana di Azzurra Tenera portando la sua Croazia alla terza fase, lasciando l'Italia nella torbiera per qualche ora, almeno fino al successo della Slovenia sulla Grecia (73-65) che esclude la squadra di Trinchieri dalla fase finale dell'Europeo e apre una strada per l'Italia che almeno capitalizza la sua bella dote istriana, tornando ai quarti dopo dieci anni. Sembrava una giornata avvelenata come quella di Nibali sull'Angliru, invece la punizione del campo è diventata un bacio di dama che toglie ogni angoscia per la partita di domani contro gli spagnoli detentori del titolo passati facilmente (82-56) sulla Finlandia.
La cravatta biancorossa si è stretta al collo della squadra di Pianigiani che alla fine ha ceduto (68-76), rimpiangendo gli sprechi della prima parte (17-8, 36-31) quando ha dilapidato i 13 punti di vantaggio raggiunti all'inizio del secondo quarto in una delle poche giocate decenti del Belinelli da -16 nel conto più-meno del suo tabellino anemico (3 su 7 al tiro, 0 su 1 da 3, 4 palle perse), sparito anche da questa battaglia come Gentile che dopo il ventello alla Slovenia ha ritrovato la dura terra con un 0 su 6 e una valutazione bassa che dovrebbe farlo meditare.
Per la verità pochi hanno capito dove stava il loro vero cielo nel gioco e sul campo, ma lo temevamo dopo il deleterio bagno nell'incenso. Per i nostri sportivi di vertice il facile viene quando sono trattati male e nessuno ha speranze, il brutto arriva quando torna un po' di presunzione, e ieri serviva più di una spalla al commovente capitano Gigi Datome che di certo ha fatto vedere al suo ex allenatore Repesa quanto è migliorato, che di sicuro, con i suoi 24 punti (8 su 13, 7 rimbalzi, 2 rubate) ci ha tenuto in piedi nell'assalto della prima parte e nel disperato recupero dell' ultimo quarto dopo la batosta del terzo tempo (9-26).
Soltanto Diener ha dato la poca polvere di stelle che aveva sulle ali ferite nella rimonta, per il resto pagati tutti i debiti tecnici mascherati da gestioni oculate, oltre che di peso e statura difficili da nascondere al alto livello.
Avevamo paura del 2.17 Tomic e ci siamo fatti tormentare (7 punti con un modesto 2 su 9, ma 8 rimbalzi tutti decisivi) dal 2.11 Zoric che gioca al Fenerbahce. Temevamo Bogdanovic che è partito tirando malissimo, salvo poi svegliarsi nella carica degli ulani arrivando a 18 punti, ma quello che ci ha devastato davvero è stato Krunoslav Simon, una lama che gioca a Krasnodar, tipo deciso che ha bucato la nostra difesa troppe volte e i suoi 14 punti sono stati letali come i rimbalzi.
Fede e speranza non potevano bastare, ci voleva qualcosa di più da tutti quelli che vedevano Datome buttarsi su ogni pallone, ma non fatevi ingannare dai 12 punti dell'Aradori da 0 su 4 nel tiro da 3, anche lui era stato pesato e misurato dalla difesa croata. Inferiorità strutturale evidente, lo sapevamo alla vigilia dell'Europeo, ma eravamo felici di farci buttare cenere sulla testa a Capodistria, ora le cose sono tornate dove dovevano essere se Russia e Turchia non fossero state tigri di carta, se la Grecia non avesse fatto di tutto per rovinare il lavoro di Trinchieri.
Non ci sono vendette da prendere, sapevamo che gli italiani possono tirare a canestro come dice il presidente Petrucci se li sottovalutano, ma appena chi ha centimetri e talento prende le misure tutto diventa molto, troppo difficile anche per gente che ha lavorato tanto, cercando di migliorare, peccato che tutti, come è successo ai pessimisti della vigilia, abbiano parlato prima del tempo. Adesso, comunque, si può respirare, siamo nelle prime otto d'Europa, il massimo che si poteva chiedere ad una Nazionale settimina devastata dagli infortuni pre Europei.
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