Benedetta crisi. Se c'è uno, nel calcio italiano, che è in grado di apprezzare la crisi che l'ha ridotto a mal partito, e che addirittura riesce a coglierne gli effetti collaterali, positivi, molto positivi, beh questo è uno che si chiama Cesare Prandelli, viene da Orzinovi, in provincia di Brescia, e di mestiere fa il Ct della Nazionale. Della Nazionale vicecampione d'Europa, bisogna anche rammentarlo, visto che si appresta a disputare il girone di qualificazione per i mondiali del Brasile 2014. Già, perchè la partenza di qualche fuoriclasse, la vocazione recentissima italiana di club tipo Milan, la presenza di Zeman a Roma e l'utilizzo di esponenti della nuova generazione azzurra (Insigne a Napoli dopo la cessione di Lavezzi), di fatto hanno fornito materaiele utilissimo al ct. «Basta guardare la supercoppa d'Italia: l'anno scorso c'erano pochissimi italiani, quest'anno molti di più» la chiosa di Prandelli che per questo motivo entrò in rotta di collisione con l'Inter di Moratti. E invece dalla sfida cinese tra Juve e Napoli sono arrivati altri spunti, ricche segnalazioni. Due nomi su tutti: Giovinco e Insigne, appena arruolato a Coverciano. «Il Milan ha cambiato parecchio, ha un progetto tecnico nuovo, ci sono molti italiani, 10 su 11 nel primo tempo di Bologna: è un bel vantaggio per noi» il riconoscimento pubblico della virata rossonera, maturata per esigenze di bilancio d'accordo, ma pur sempre maturata.
E che il clima complessivo tra club Italia e calcio italiano sia cambiato, lo dimostrano altri due segnali, vistosi, spediti dall'aula magna di Coverciano agli antichi rivali. Per esempio a proposito di Chiellini e Thiago Motta, risparmiati da questa tornata di convocazioni e di sfide. «Si sono infortunati nella finale di Kiev, hanno avuto recuperi più lenti e usufruito di meno vacanze: perciò li ho lasciati a casa» la spiegazione che può far pensare a una forma di collaborazione con i tecnici e i rispettivi dirigenti. Che poi il Ct colga l'occasione per schierarsi, deciso e convinto, dalla parte di Antonio Conte, non è solo raffinata diplomazia. In questo caso trattasi di solidarietà autentica. Eccola: «Non ho cambiato idea sulla tolleranza zero nei confronti del calcio-scommesse. Ma Conte ha preso dieci mesi di squalifica, cosa vogliamo dargli l'ergastolo? L'omessa denuncia è qualcosa di diverso da un giocatore che commette un illecito sportivo. Ho sempre detto che non dobbiamo solo aver voglia di pulizia ma anche di cambiare mentalità. L'omessa denuncia è un tema delicato: tutti potremmo in qualche modo essere coinvolti per dei sentito dire nel passato». Non ha avuto timore d'avventurarsi su un terreno minato per difendere un collega, proprio dopo aver reso omaggio al calcio di Zeman, ha messo insieme il diavolo e l'acqua santa.
Che Prandelli e la sua Italia abbiano anche una sana voglia di cambiamento e di lanciare messaggi in codice a taluni protagonisti dell'europeo, è confermato in modo solenne dal sistema di gioco pianificato per Sofia venerdì sera. Si passa alla difesa a 3, con lo scopo dichiarato di liberare Pirlo da compiti difensivi e lasciarlo libero di rammendare e cucire il gioco, gli bastano ago e filo, poi il sarto è super collaudato. Sia Cassano, perduto per certi suoi comportamenti, che Balotelli (fuori per l'intervento agli occhi) non possono starsene al sicuro. «Antonio non è scomparso, è al 50-60% della forma come lui stesso ha riconosciuto e in questo momento non posso aspettare nessuno, dobbiamo fare subito risultati» la spiegazione dedicata al barese che già domenica sera ha fatto registrare qualche scatto di nervi, ingiustificato ed eccessivo.
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