A ntonio Conte non sa quando si concluderanno gli europei per la nazionale italiana. Nella migliore delle ipotesi il 10 di luglio, giorno della finale a Parigi. Antonio Conte sa, invece, quando incomincerà la stagione della Premier League inglese, il 13 di agosto. Non c'è altro sulla sua rubrica di appuntamenti. Per la prima volta, nella storia del nostro football, il commissario tecnico della nazionale si presenta al torneo più importante, dopo il mondiale, avendo annunciato le dimissioni dall'incarico, a conclusione del mandato. Due anni lunghi e brevi insieme, due anni di speranze e di incazzature, secondo usi e costumi del tecnico salentino, due anni nei quali le promesse elettorali dei suoi colleghi di serie A sono evaporate nel giro di un paio di mesi, lasciando il posto alle solite cattive abitudini di tutti, la nazionale non interessa davvero nessuno, è scomoda, provoca infortuni a tesserati multimilionari. Poi, improvvisamente, diventa importante quando arriva la fase finale dell'europeo e del mondiale e allora allenatori, dirigenti, affaristi si presentano all'albergo che ospita la squadra, pretendono un posto in tribuna, giurano fedeltà e amore eterno, si fanno riconoscere dopo non avere riconosciuto la squadra azzurra. Basta controllare le reazioni dell'ambiente all'annuncio del tecnico: come se niente sia accaduto, come se la scelta dell'allenatore non risulti una sconfitta del nostro sistema e non della federazione. La domanda è un'altra: che cosa può accadere, o sta accadendo, nello spogliatoio azzurro adesso che il capo ha manifestato di lasciare il gruppo? Presumo nulla. Conoscendo Antonio Conte, posso prevedere che aumenterà l'attenzione e la tensione, la sua applicazione maniacale sarà ai massimi anche nelle due amichevoli a rischio contro Spagna e Germania, chi non dimostrerà uguale rabbia e fame verrà lasciato a casa, senza se e senza ma. Anche il rinvio del rito abbreviato sulla vicenda giudiziaria finisce per accentuare l'aria pesante che ha accompagnato il suo lavoro.
Conte guiderà l'Italia in modo ineccepibile, così come fece con la Juventus dei record, per tre anni, per poi arrendersi a una situazione divenuta per lui insostenibile. Il resto è chiacchiera che continuerà fino in Francia, con il solito, maligno desiderio: vedere la nostra nazionale sconfitta e, con lei, il suo allenatore. Piazza Venezia e piazzale Loreto. Siamo italiani, no?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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