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Dagli sbadigli al «Big weekend» Finalmente

di Roberto Perrone

Q uesto weekend di metà ottobre, che ospita l'ottava giornata di serie A, assomiglia al secondo lunedì di Wimbledon: il Big Monday. Per gli ammalati di tennis un biglietto per il Big Monday vale più di quello per la finale. Vanno in scena tutti i sedici ottavi, maschili e femminili. Una scorpacciata. Anche questo fine settimana nel campionato è particolare, con gli incroci delle prime sei e tre grandi partite: Juventus-Lazio, Roma, Napoli, Inter-Milan, in ordine di apparizione. Secondo il metodo Brera, la partita di cartello è Roma-Napoli (36 punti), poi Juve-Lazio (35) mentre il derby Inter-Milan è staccato (31).

Fino a questo punto abbiamo avuto rari e isolati scontri diretti, lamentando la netta divisione tra grandi e piccole. Lamentela confortata dai numeri: Napoli, Juventus, Inter, Lazio, Roma, Milan e ci aggiungiamo anche il Torino a 12 come i rossoneri, hanno raccolto 114 punti in sette, le altre, in tredici, 92.

Sempre più marcato il divario. Fino a un quarto di secolo fa, quando la presenza degli stranieri non era così massiccia e determinante, qualche insidia per lo scudetto veniva anche dal basso e, ciclicamente, una squadra di provincia conquistava lo scudetto.

Ora, al massimo, l'outsider (underdog direbbero a Wimbledon) strappa un passaggio in Champions League (Udinese, Sampdoria, nel recente passato; Atalanta un anno fa se i posti fossero stati quattro). Niente di più.

Negli ultimi anni Inter e Milan hanno navigato con piccolo cabotaggio, ma ora, almeno l'Inter, almeno come classifica, sta dove deve stare. Il Milan arranca e il derby è un bel test per una squadra che viene da due sconfitte consecutive.

Napoli, Juventus e Inter hanno l'opportunità di dare un'ulteriore spinta alla loro fuga. Vincendo, spezzerebbero ulteriormente il campionato balzando in avanti. Tanti i temi. A Torino la Lazio cerca di confermare il cambio di tendenza con la Juventus, già manifestato in Supercoppa. La Roma, in crescita, prova a far abbassare la media di tre gol a partita del Napoli. L'incrocio più delicato è a Milano con i rossoneri che non possono permettersi altre cadute. Comunque vada a finire a San Siro, in via Paolo Sarpi è già festa.

Milano, nel calcio, è Chinatown.

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