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Dalle bombe al Coronavirus. Una donna per Wimbledon

Cambio alla guida: c'è Sally Bolton, ma non è la prima. Una segretaria lo tenne in piedi durante la guerra

Oggi non cadranno le bombe a Wimbledon, ma il frastuono nel silenzio totale del Campo Centrale sarà comunque assordante. Niente finale maschile, niente gesti bianchi, niente Duca di York che saluta il raccattapalle di colore prima di consegnare la coppa al vincitore.

The Championship 2020 sono solo un'edizione per cimeli di ciò che non è stato, eppure c'è chi farà proprio oggi l'ultimo inchino per dare il via a una nuova era nel luogo mito della tradizione. Richard Lewis, l'amministratore delegato dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club, lascia il suo ruolo di capo del torneo di tennis più famoso al mondo a una donna: Sally Bolton. Una nuova era, rigorosamente green, che cambia i parametri del tennis. È la prima volta, eppure non è la prima.

Sally Bolton è una manager dello sport conosciuta: ha guidato due squadre di rugby prima di ricoprire il ruolo di responsabile dei Mondiali della palla ovale del 2013. Poi è passata a dirigere quelli di atletica del 2017, prima di entrare adesso nel Tempio. Sacrilegio? Non proprio. Anche perché Sally è la prima Ceo di Wimbledon, ma - si diceva - non è la prima donna con le chiavi dei Doherty Gates in tasca. E casualmente accadde in un anno in cui il torneo era sospeso: si sentì lo stesso botto, ma quella volta fu davvero per una bomba sganciata dai tedeschi sul suolo britannico. Era la Guerra, un virus antico dell'uomo, più micidiale di quello che ha cancellato lo sport e la vita quotidiana di quest'anno. E quel giorno a capo di Wimbledon c'era appunto una donna, la segretaria del circolo: Norah Gordon Cleather. Una storia d'altri tempi.

Ragazza della borghesia londinese, rimane affascinata dal tennis tanto da diventare poi amica della Divina delle racchette, Suzanne Lenglen. E nel 1922, quando il torneo si sposta da Warple Road a Church Road, entra nello staff dell'organizzazione. La sua gavetta è lunga, ma ha una svolta condivisa con il mondo alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale: il maggiore Dudley Larcombe, segretario ad interim del club, lascia per motivi di salute. Norah si ritrova al suo posto. E non sapeva ancora che si sarebbe anche ritrovata sola.

La prima bomba scoppia l'11 ottobre del 1940, distruggendo Royal Box e sala stampa: «Quel giorno, sentendo quel terribile rumore metallico, capìi che Wimbledon era entrata ufficialmente in guerra». Il club nel frattempo si è trasformato nel ricovero dei reggimenti irlandesi e gallesi di una Londra martoriata da Hitler, e pure la Cleather lascia il suo appartamento a Earl's Court per trasferirsi nel suo ufficio. Trasforma il parcheggio in una fattoria per assicurare il cibo a tutti e piange gli uomini del club partiti per combattere o rimasti sotto le macerie. Persino il Principe Giorgio, il presidente. Sola, al comando, per cercare di vincere la sua partita e quella del suo tempio dei sogni.

Resiste a dodici bombardamenti, che riducono in macerie l'ingresso del campo da golf, le finestre del Club, gli uffici e la cucina. E riorganizza il circolo, quando verso la fine del conflitto riappare anche il tennis. Prima si svolge una sfida tra i membri dell'Air Force australiana e quelli dell'esercito angloamericano, al cospetto della regina Mary e di 5.000 spettatori. Poi, è l'agosto del 1945, ecco uno dei più grandi tornei della storia, aperto a tutti i soldati americani presenti in Europa. Il giorno dopo il Giappone si arrende. È l'inizio di un nuovo Wimbledon. La fine della storia di Norah.

Il club annuncia infatti un manager uomo in arrivo per ricostruire il club, la Cleather si licenzia dopo aver chiesto inutilmente di poter ricevere lo stesso stipendio, ovviamente più alto, del nuovo arrivato. La prima donna di Wimbledon insomma si trasferisce triste e offesa a New York e finisce nel dimenticatoio. Per riapparire ora sulle pagine del Guardian, proprio mentre Sally Bolton prende possesso della storia del tennis.

Che poi è anche la storia di Norah.

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