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Davvero bravi. Ma please, non chiamatela impresa storica

Non va mai dimenticato che negli ultimi otto tornei avevamo vinto una sola volta in Galles nel '22 e non vincevamo una partita in casa addirittura da 11 anni

Davvero bravi. Ma please, non chiamatela impresa storica

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Finalmente. Finalmente possiamo archiviare una partita del Sei Nazioni con una vittoria italiana, quella vittoria che ci era sfuggita quindici giorni fa in Francia per un palo, nonostante l'uomo in più per tutto il secondo tempo. Questa volta invece è stata proprio la seconda frazione a ingigantire la prestazione azzurra davanti a una Scozia che si è inceppata dopo la meta annullata all'inizio della ripresa. E invece sono usciti il fuoriclasse Capuozzo, il gigante Menoncello, i meta-men Brex e Varney, oltre al debuttante figlio d'arte Louis Lynagh che non avrebbe potuto festeggiare in modo migliore il battesimo azzurro. È un'Italia che piace perché sa soffrire, perché ci ha già fatto dimenticare lo sciagurato mondiale dello scorso autunno, perché sotto la guida dell'argentino Quesada sembra persino più saggia e razionale, oltre che coraggiosa. Un'Italia che ha già fatto sfoderare le trombe ma che invece dovrebbe rientrare nella normale amministrazione, soprattutto dopo venticinque anni di presenza a questi livelli.

Il vero merito di Garbisi&C. è quello di aver reso meno imbarazzante una serie di sconfitte che stava ormai diventando un'abitudine deprimente. Perché non va mai dimenticato che negli ultimi otto tornei avevamo vinto una sola volta in Galles nel '22 e non vincevamo una partita in casa addirittura da 11 anni. Adesso ci toccherà sicuramente leggere che l'Italia del rugby ha fatto la storia, ma ricordiamoci che la storia vera l'ha fatta 24 anni fa, quando Cuttitta, Troncon, Dominquez e compagni misero sotto proprio gli scozzesi da neofiti del torneo. Un'impresa che sembrava un bel punto di partenza e invece, tanti anni dopo, siamo ancora qui a festeggiare come fatto epocale una vittoria con la solita Scozia.

Azzeriamo tutto e cerchiamo almeno di ripartire da qui.

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