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De Jong, gol per Clarence. È il trionfo degli olandesi

Cerchi i bad boys e spunta la testa d'oro di un vecchio lottatore. Icardi e Balotelli maltrattati. Ranocchia e De Sciglio, povera Italia

De Jong, gol per Clarence. È il trionfo degli olandesi

Un vecchio ragazzo con la testa pelata e la tempra del guerriero antico ha restituito il derby al Milan e la ragione calcistica di un derby della depressione pallonara. Tutti a cercare i bad boys della Milano godereccia e twittara e, invece, questo trentenne ercolino sempre in piedi di tempra olandese, figlio del calcio che bada al sodo, ha messo la firma e regalato il gol che ha fatto emozione, dedicandolo a Seedorf nel dopopartiti: «Sono stati giorni pesanti per lui... troppe polemiche». Prima rete di questa stagione per Nigel De Jong, seconda dei suoi due campionati, tanto per ricordare che la gioventù dei lottatori non tramonta mai. E i cattivi ragazzi dell'immaginario collettivo devono rimboccarsi le maniche.

Boys o bad boys? San Siro ha confuso le idee. In tribuna è stata guerra di striscioni: la curva Milan vicina alle mamme “umiliate dal sindacato di polizia”. Quella dell'Inter che chiede “applausi per Federico” (Aldovrandi, il 18enne morto dopo l'arresto nel 2005 e figlio di una mamma di cui sopra). Ieri sera c'era qualcosa in questo San Siro che voleva creare distacco con le macerie civili di Roma e dell'Olimpico. Mettetela come volete ma se la sono giocata meglio questi boys di quegli altri “bad”. Poi l'occhio chiama il campo e vorrebbe il calcio da Icardi e Balotelli, ma i due poveretti prendono più calci che altro. Mexes che rifila la stecca all'argentino, Samuel e Ranocchia che avvertono l'ex compagno. Lontani i sorrisi dell'abbraccio fra Seedorf e Zanetti, a bordo campo, prima della partita: altri tempi, fors'anche alta seta umana.

Ed allora che cosa chiedere al derby? Un po' di umorismo volontario e involontario. Quello delle tribune ultras che ricordano come per gli interisti “Jacarta sia diventata igienica”. E quello di certe giocate sul verde che fanno sorridere circa le innumerevoli dispute pro o contro un allenatore. Quando manca la materia prima, dove vai se la stoffa non ce l'hai? E così l'incrociarsi fra ragazzi costati un occhio, diventa il leit motiv della serata. Balotelli che spara palloni e gira al largo come volesse decretare la sua inutilità: salvo infilare il cross per la testolona di De Jong. Icardi che si aggira furtivo fra gambe e pacchetti d'area senza mai toccar palla. Raccontano all'Inter che il mercato dovrà aiutarli a trovare un compagno d'attacco adeguato per Maurito. Si sbrighino. Sulla compagna, invece, si sono espressi i bad (stavolta) boys della curva. Non proprio raffinati nel raccontarla. Esattamente quanto gli interisti che se la sono presa con la mamma di SuperMario.
Momenti di derby alternativo quando i cattivi bravi ragazzi sul campo non ci mettono l'arte. Vola via con piglio guerriero Taarabt, risponde Kovacic con passo da mezzofondista di successo. Ecco loro regalano la sensazione di voler spaccare il mondo, gli altri due sembrano contentarsi di spaccare la porta. Meglio: sollevare la rete. Balotelli ce l‘aveva anche fatta, peccato che Pazzini fosse spaesato e in fuorigioco.

San Siro ti riconduce al vecchio calcio che non tramonta mai: quello degli stopper che picchiano sulle caviglie e dei ragazzacci che indispettiscono l'allenatore. Vedi Icardi e ripensi al Boninsegna boa d'area, guardi Balotelli e pensi che Ibrahimovic era un'altra cosa. E se la parola passa alla difesa, ti domandi come faccia un ct a puntare le chances su De Sciglio e Ranocchia, che fanno poco bad, ma restano troppo boys. De Sciglio imbrocca una scivolata fortunosa, Ranocchia spinge e sospinge avversari come un trattore sul campo da arare. Ma tanto passa il talento, che fa rima con convento. Nemmen le bandiere riuscivano a garrire soddisfatte. San Siro solleva l'umore solo quando Kakà sfodera l'arte sua con il piglio del giocatore da serata di gala: riconcilia con il calcio che diventa pallone quando, invece, finisce tra i piedi di Balotelli. Che poi il numero 10 sia sulla maglia del boys interista e Kovacic ci mostri la modernità del ruolo fa parte del tempo che corre e scorre. Anche se c'è voluto un vecchio ragazzo per restituirci il bello del tempo perduto.

Con l'invasore di campo compreso nel prezzo del biglietto.

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