Undici mesi fa il popolo romanista riempì l'Olimpico e si commosse per l'addio al calcio di Francesco Totti. In quel pomeriggio il gol di Perotti nel recupero decise il match sofferto con il Genoa e fu la chiave per riaprire la porta della Champions per i giallorossi. Il cui ritorno sul palcoscenico continentale si è rivelato una marcia trionfale. «Dopo il Barcellona si è entrati in una specie di guscio, di sogno e di impresa - ha detto ieri l'ad della Roma Gandini - La semifinale rappresenta molto per la società, per Pallotta, per chi crede nella Roma e per la città stessa che vive un ottimo rapporto con la squadra. C'è grande positività, delle quattro rimaste il percorso della Roma è stato ed è il più difficile. Credo che ce la siamo guadagnata sul campo, adesso coltiviamo ancora quel sogno».
Oggi in Europa la truppa di Di Francesco assomiglia a una nave che viaggia spedita spinta dal vento di molti esordienti (e il tecnico è uno di questi) e guidata dai giocatori più esperti che indicano la via. De Rossi, Manolas, Dzeko, Kolarov e il Gonalons rimasto a lungo ai margini del gruppo vantano 216 presenze complessive (e 32 reti segnate) nella Coppa più prestigiosa. Il serbo e il francese avevano già tagliato l'importante traguardo con il City e il Lione, gli altri portano l'etichetta di una grande esperienza internazionale. Capitan De Rossi è un campione del mondo e di gare di Champions ne ha giocate 55, segnando anche sette reti. Ora che Totti è passato dietro la scrivania, è l'unico superstite della Roma che dieci e undici anni fa si era affacciata alla finestra dei quarti, senza riuscire a scavalcarla. Dzeko di gettoni europei ne ha già collezionati 47, con un gol in media ogni tre partite. Media abbassata in quest'edizione di Champions, con sei reti in 10 gare tutte pesanti: dalla doppietta a Stamford Bridge ai due gol realizzati tra andata e ritorno al Barcellona passando per il tiro di destro della qualificazione con lo Shakhtar. Manolas è diventato il protagonista del miracolo con i Blaugrana: sua la rete che ha fatto esplodere l'Olimpico e saltare le gerarchie della competizione, oltre che cancellare lo sfortunato autogol del Camp Nou.
Tutti e tre vedranno il Mondiale da casa (De Rossi potrebbe aver addirittura chiuso l'avventura in Nazionale, dipenderà dal nuovo ct) e con il club si sono presi una sorta di rivincita. Ora l'ostacolo verso il sogno è l'ex compagno di squadra Salah. «Spero che in Premier continui a fare gol, nelle gare contro di noi potrebbe però anche riposarsi... Le gare con il Liverpool sono le più importanti della stagione», così l'attaccante bosniaco. Mentre il difensore greco ha confessato di aver sentito spesso l'egiziano di recente: «Nell'ultimo messaggio mi ha chiesto come sto... Lui è molto veloce ma anche io lo sono».
Dai veterani agli esordienti, come il portiere Alisson, che si è fatto le ossa in Europa League quando il titolare era Szcezsny, o il turco tascabile Ünder, un gol in 3 gare di Champions. Persino il Comandante Fazio e il Ninja Nainggolan non arrivano a 40 presenze in due nella massima competizione continentale. E in testa alla truppa dei «deb» c'è Di Francesco: lui campione d'Italia del 2001 con Capello vivrà da allenatore l'esperienza della semifinale di Champions, quella che altri «scudettati» come Conti, Graziani e Pruzzo hanno vissuto da calciatori.
«Siamo cresciuti molto in questa stagione e il nuovo modulo (quello con la difesa a tre che ha annientato il Barcellona, ndr), ci dà più forza soprattutto in Europa - così il tecnico giallorosso - Salah? Il fatto che tutti lo conoscono può essere un vantaggio...». Loperazione Liverpool scatta oggi con l'ultimo «blindatissimo» allenamento a Trigoria. La nave di Di Francesco sogna di sbarcare a Kiev.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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